Corisa4, «giochi politici» e operai in rivolta: «Vogliamo sapere di che morte moriremo»

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Corisa4, «giochi politici» e operai in rivolta: «Vogliamo sapere di che morte moriremo»

«Il problema è che il nuovo commissario aveva assunto l’impegno di verificare che vi erano stati dei licenziamenti, fatti nella pubblica amministrazione, con un provvedimento eseguito in modo violento nei confronti dei lavoratori, nulla è stato fatto, promesse su promesse solamente». L’ira dei lavoratori del Corisa4, la società che gestisce la raccolta rifiuti nel Cilento, è a un punto di non ritorno. A parlare è Dante De Luca, portavoce dei dipendenti in assemblea permanente negli uffici della società a Vallo della Lucania. «Dopo oltre 21 giorni sembra che tutti gli impegni assunti siano stati dimenticati – dice De Luca -. Questi lavoratori protestano perché nel momento in cui vengono messi nelle liste di disponibilità hanno diritto alla corresponsione dell’ottanta percento dello stipendio e questo già da 7 mesi non avviene, questi lavoratori hanno di fronte a loro altri 16 mesi senza stipendio, qualcuno deve rispondere di questo? E i lavoratori in esubero che stanno in mobilità che stanno venendo ogni giorno a lavorare e che non vengono pagati da più di 12 mesi , qualcuno anche 24 mesi, hanno diritto ad avere una corresponsione e sapere di che morte moriranno?».

Una barca che rischia di affondare Dall’arrivo del neo-commissario Montera nulla si è mosso all’interno del Corisa4 e dunque della Yele. L’’impianto di Vallo Scalo è chiuso e il 29 gennaio il Tar si pronuncerà sul ricorso presentato dall’ex commissario Giuseppe Vitale revocato il 30 dicembre dal presidente della Provincia di Salerno Giuseppe Canfora. Il mare è agitato e la barca sulla quale navigano decine di operai rischia di affondare. «In questo periodo si sono fatte solo nomine – continua De Luca dagli uffici del Corisa4 – secondo noi bisogna fare un tavolo tecnico per verificare quali sono le opportunità per revocare velocemente la mobilità e la disponibilità per mettere le persone a lavorare, per poter dare una risposta immediata bisogna far si che la società eco ambiante, che detiene l’impianto a Vallo Scalo, investa 70mila euro per mettere a lavorare immediatamente 30 lavoratori».

Alcuni enti lasciano Alcuni Comuni del Cilento hanno pensato di abbandonare in anticipo la barca e affidare il servizio di raccolta a società private differenti. «I Comuni che stanno abbandonando stanno arrecando soltanto danni alle casse dei propri enti e su questi i sindaci devono fare mente locale – dicono gli operai – al di là degli opportunismi dei politici del momento il nostro è un problema di gestione, la Yele è nelle condizioni di fare impresa ma perché se servono 210 persone ne vengono assunte 300? Non esiste colore politico su questo, gli altri 90 servono per dare risposta al sindaco di.. al politico di.. esiste un presidente che è funzionale a se stesso per le clientele ed è funzionale ai sindaci del territorio per le clientele, ci sono dei favori politici per mezzo».

Già licenziato Francesco è un operaio del Corisa4 raggiunto da una richiesta di licenziamento che vanta diverse mensilità dal Corisa: «Io ho sempre lavorato onestamente, non ho mai avuto alcun provvedimento né verbale né per iscritto, io voglio sapere come mai mi trovo licenziato, io mi ritrovo dalla sera alla mattina licenziato e non si sa neanche io perché. La società – continua adirato – mi deve ancora corrispondere 15 stipendi, io sono da tre mesi licenziato e ancora neanche la liquidazione ho avuto». 

Impianto chiuso Lidia Positano, invece, spiega le conseguenze che si sono abbattute sul comprensorio dopo che l’impianto di Vallo Scalo è stato chiuso. «La chiusura dell’impianto di Vallo Scalo – dice – oltre a portare un problema economico e occupazionale ha portato anche un problema di aumento dei costi di gestione dei rifiuti per i comuni che devono portare i loro rifiuti in un impianto a Battipaglia, se non proprio a Salerno, con considerevoli costi per il trasporto, c’è poi da dire che un piccolo comune non può mischiare i propri rifiuti con quello di un altro perché deve giustificare e raggiungere i proprio obbiettivi di raccolta percentuale. Bisogna porre una pietra sopra al passato – conclude – e mettersi tutti insieme per cercare di risolvere il problema a livello territoriale, se si continua a fare politica come la si sta facendo non si costruisce un territorio, lo si disgrega».

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