Nel Cilento, il Natale si racconta soprattutto a tavola, ma non esiste una sola tradizione uguale per tutti. Le usanze gastronomiche cambiano da paese a paese e, spesso, anche da famiglia a famiglia, mantenendo però un forte legame con il territorio e con la memoria collettiva.
La Vigilia di Natale è generalmente dedicata ai piatti di magro, ma le scelte variano in base alle tradizioni locali. In molti comuni cilentani, chi organizza il cenone porta in tavola gli spaghetti con le vongole, accompagnati dal baccalà, vero protagonista della serata. C’è chi lo preferisce fritto, dorato e croccante, e chi invece lo prepara in umido, con pomodoro e aromi. La preparazione, come raccontano gli anziani, dipende dalle consuetudini del singolo paese e dalle antiche tradizioni familiari, tramandate nel tempo.
Il giorno di Natale segna il passaggio ai piatti più ricchi. Qui la pasta fatta in casa è protagonista assoluta, ma anche in questo caso le varianti sono molteplici: lasagne, ravioli e pasta ripiena in generale, fusilli, cavatelli o cannelloni, a seconda del luogo e della tradizione locale. Non mancano i secondi importanti, dalla carne al ragù, che cuoce lentamente, ai piatti ripieni, come il classico pollo ripieno, simbolo dei pranzi delle feste.
I dolci chiudono il pranzo e raccontano un altro capitolo della tradizione cilentana. Struffoli e scauratielli sono immancabili, preparati in grandi quantità e condivisi con parenti e amici, a testimonianza di un Natale fatto di abbondanza e convivialità.
Nel Cilento, dunque, il Natale non ha un solo menù, ma tanti quanti sono i paesi che lo compongono. Un mosaico di sapori e tradizioni che rende le feste un momento unico, capace di unire identità locali diverse sotto il segno della stessa, profonda cultura gastronomica.


