1 Novembre 2025

Eco di mani amiche: a Salerno la doppia personale di Virginia Franceschi e Sara Montani alla Pinacoteca

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Eco di mani amiche: a Salerno la doppia personale di Virginia Franceschi e Sara Montani alla Pinacoteca

Dal 7 al 16 novembre 2025, la Pinacoteca Provinciale di Salerno ospita la mostra Eco di mani amiche, un progetto che unisce due ricerche individuali in una trama condivisa: quella che nasce dal gesto e dal residuo, dal contatto tra mano e materia, dal bisogno di trasformare lo scarto in linguaggio.

All’interno delle sale di Palazzo Pinto, Virginia Franceschi e Sara Montani costruiscono un dialogo che è insieme visivo e concettuale. Il loro incontro – favorito dal critico e storico dell’arte Loredano Matteo Lorenzetti – non si esprime nella fusione di due stili, ma nel loro contrappunto. Due grammatiche autonome che, sovrapposte, generano un tessuto di consonanze e divergenze, una coralità dell’imperfetto.

Le opere nascono da materiali minimi, poveri, a volte residuali: fili, carte, tessuti, sabbie, oggetti trovati. Elementi che recano su di sé la traccia del tempo e del consumo, e che le artiste rielaborano secondo una logica di recupero poetico. La loro pratica non è decorativa, ma etica: una strategia di resistenza contro la dissipazione del visibile. L’atto di “dare forma” diventa gesto di restituzione — come scrive Lorenzetti — capace di “rendere visibile e dicibile ciò che si sottrae alla visibilità e alla dicibilità”.

 

Il titolo, Eco di mani amiche, è la chiave interpretativa dell’intero progetto. Non solo un riferimento al fare manuale, ma una dichiarazione d’intenti: la mano come strumento di conoscenza, di biografie intonate, di contaminazione Nord – Sud. In questa eco, che si propaga da un’opera all’altra, si avverte la continuità di una intesa – una relazione che attraversa il tempo e la materia, una complicità che trasforma l’atto creativo in un gesto condiviso.

 

La dissomiglianza, come nota Lorenzetti, diventa motore di senso. È il disuguale che genera tensione e rimando, l’irregolarità che apre lo spazio del dialogo. Franceschi e Montani non cercano un’estetica comune, ma un campo di relazione, un luogo di interferenza dove il pensiero della forma si misura con l’impermanenza della materia.

Eco di mani amiche è dunque una riflessione sul tempo dell’arte, sulla sua capacità di trattenere ciò che l’esperienza quotidiana tende a scartare. Nel rifiuto, nel resto, nell’avanzo, le due artiste trovano un principio di rigenerazione. Il gesto manuale diventa un atto di memoria e di cura. Ogni frammento recuperato, ogni filo intrecciato o superficie corrosa è un segno di continuità tra il corpo che crea e il mondo che accoglie.

 

Nelle sale di Palazzo Pinto, la mostra si dispone come un organismo sensibile: pittura e scultura si contaminano, gli oggetti dialogano con lo spazio architettonico, la luce diventa parte della narrazione.
L’esposizione non si chiude in una forma, ma evolve come una trama aperta, una tessitura di presenze che invita il visitatore a un’esperienza di prossimità – tattile, visiva, emotiva.

Eco di mani amiche è infine un invito: a guardare oltre l’apparenza del materiale, a riconoscere il valore del gesto, a scoprire nella semplicità degli oggetti la possibilità di una rinascita estetica e morale.

Un piccolo, necessario esercizio di bellezza civile.

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