Il Cilento come culla della filosofia: Giambattista Vico e il suo soggiorno a Vatolla
| di Dario Marrazzo
Il Cilento, oltre alle bellezze naturali di cui tutti siamo spettatori più o meno entusiasti, è in grado di affascinare anche con gli echi di un ricco passato filosofico. Echi che vanno da Parmenide e Zenone nell’antica scuola di Elea a Giambattista Vico, grande filosofo napoletano nato nel 1668 e morto nel 1744.
Polemizzando con il razionalismo cartesiano di moda all’epoca, Vico elabora un sistema di pensiero che valorizza l’iniziativa umana in ogni sua forma, compresa la sfera fantasiosa e istintiva, da lui considerata non inferiore a quella razionale. I prodotti della fantasia umana come la poesia e i miti non sono menzogne campate in aria, ma espressioni di una “logica fantastica” che contiene verità profonde, fondamentali per capire davvero l’uomo. Una visione in perfetta sintonia con il Cilento, dove paesaggio e mito sono una cosa sola.
Proprio nel borgo cilentano di Vatolla, frazione del comune di Perdifumo, Vico trascorse nove anni come precettore dei figli del marchese Domenico Rocca. Il castello dove soggiornò ospita oggi il museo a lui dedicato. Ogni angolo del paese, poi, lo celebra con i suoi aforismi affissi ai muri. Qui, grazie all’ozio creativo e ai volumi della ricca biblioteca messa a sua disposizione, perfezionò le sue conoscenze, concependo le intuizioni che diventeranno i “Princìpi di scienza nuova”.
Di sicuro a queste intuizioni contribuirono in larga parte i silenzi e la “perfectissima aria” che avvolge le colline circostanti, quasi a suggerire una possibile vocazione filosofica del Cilento e dei suoi borghi. Luoghi ideali per le nature contemplative predisposte alla meditazione, ma anche per chi, semplicemente, desideri scoprire nella loro quiete una dimensione del vivere più autentica, lontano dal caos dei grandi centri urbani.
©Riproduzione riservata