Imprenditore agricolo professionale: estesi i tempi per dimostrare il requisito reddituale
| di Redazione
Arriva una boccata d’ossigeno per chi decide di intraprendere un’attività agricola. Il Consiglio dei ministri ha approvato, all’interno del disegno di legge sulle semplificazioni per le imprese, una modifica importante al riconoscimento della qualifica di Imprenditore Agricolo Professionale (IAP).
La novità, contenuta nell’articolo 23 del provvedimento, concede cinque anni di tempo ai nuovi agricoltori per dimostrare il requisito reddituale richiesto dalla normativa. In altre parole, non sarà più necessario dimostrare da subito di ottenere la maggior parte del proprio reddito dall’attività agricola: una misura pensata per favorire chi è agli inizi, spesso alle prese con investimenti iniziali, cicli produttivi lunghi o eventi climatici imprevedibili.
La proposta era stata avanzata dalla senatrice Maria Nocco (Fratelli d’Italia), componente della Commissione Bilancio del Senato, come emendamento al DL Economia. Ora è stata ufficialmente accolta all’interno del ddl semplificazioni, segnando un passo avanti concreto per chi vuole investire nel futuro dell’agricoltura italiana.
«Con questa norma – dichiara la senatrice Nocco – si risponde a un’esigenza concreta manifestata da tanti giovani imprenditori e da chi vuole investire in agricoltura, ma si scontra con tempi tecnici di avvio dell’attività incompatibili con i limiti temporali oggi previsti per ottenere la qualifica di IAP.»
La proposta recepisce pienamente gli obiettivi dell’emendamento Nocco già presentato nelle scorse settimane e fortemente richiesto dalle associazioni di categoria. «Ringrazio il Governo e il ministro Francesco Lollobrigida per aver previsto la norma sin dal testo di partenza. Si tratta di una misura di buon senso – conclude Nocco (FdI) – che non comporta nuovi oneri per la finanza pubblica ma ha un grande valore per il comparto agricolo, perché favorisce l’insediamento di nuove imprese, il ricambio generazionale e il presidio delle aree rurali e interne. È così che si sostiene davvero l’agricoltura italiana, offrendo strumenti concreti a chi vuole costruire il proprio futuro nella terra.»
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