In Campania sono 2.886, il 13,3% del totale nazionale, i beni immobili (particelle catastali) ancora in gestione presso Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (al 10 novembre 2025) mentre con 3.584 i beni immobili (particelle catastali) confiscati e destinati ai sensi del Codice antimafia, il 16% del totale nazionale, la Campania è la seconda regione per beni confiscati e destinati.
Nel dettaglio per capoluoghi di provincia per quanta riguarda i beni immobili ancora in gestione, prima la città di Napoli con 454 i beni immobili (particelle catastali) ancora ingestione, seguita da Caserta con 63 beni immobili, Benevento 11 e Salerno 9. Per quanto riguarda i beni immobili (particelle catastali) confiscati e destinati ai sensi del Codice antimafia, sempre prima Napoli con 350 beni immobili, segue Caserta con 25 , Salerno 17 beni immobili e Benevento con 5.
Libera ha presentato la fotografia dei beni confiscati nella nostra regione in occasione della campagna “Con solo il 2% diamo linfa al bene” la nuova grande mobilitazione di raccolta firme di Libera nel trentennale della legge109/96, quando con un milione di firme l’Italia scelse di restituire alla collettività ciò che le mafie avevano sottratto.
«Oggi il denaro sequestrato e confiscato costituisce il Fondo Unico di Giustizia (FUG) – si legge nel testo della petizione -. Chiediamo che una piccola parte di ciò che deriva da atti criminali possa essere reinvestita per cambiare volto ai beni confiscati e rigenerare i territori feriti dalla presenza mafiosa. Basterebbe il 2% del FUG perché il denaro sottratto torni a far crescere il bene comune: scuole, cooperative, comunità, futuro. Basta poco per far rifiorire il Bene. Quel 2% può cambiare molto, se diventa un impegno concreto dello Stato.»
Le cartoline firmate saranno spedite per aprire una vertenza pubblica e diretta verso il Governo, con l’obiettivo di rimettere al centro del discorso pubblico la consapevolezza che la lotta a mafiosi e corrotti è un bene comune. Primi firmatari della petizioni: Luigi Ciotti e Francesca Rispoli, presidenti nazionali di Libera, Gian Carlo Caselli e Nando Dalla Chiesa presidenti onorari di Libera e di familiari di vittime innocenti delle mafie: Margherita Asta, Cristina, Guido e Paola Caccia, Roberta Congiusta, Marisa Diana, Mario Esposito, Marisa Fiorani, Stefania Grasso, Giovanni e Luisa Impastato, Daniela Marcone, Dario e Luigi Montana, Matilde Montinaro, Bruno Vallefuoco, Raffaella e Vincenzo Landieri, Paolo Siani, Lorenzo, Alessandra e Francesco Clemente-Ruotolo.A partire dai prossimi giorni sarà possibile firmare le cartoline online sul sito di Libera (https://www.libera.it/it-schede-2785-diamo_linfa_al_bene) e fisicamente nelle varie iniziative che saranno promosse nelle piazze in tutta Italia e nelle sedi territoriali di Libera.
«Con questa raccolta di cartoline– commenta Riccardo Christian Falcone, referente regionale di Libera beni confiscati- un’azione concreta che parte dal basso, vogliamo dare linfa a tutte quelle esperienze di rigenerazione che insieme abbiamo fatto partire e rilanciare le pratiche di riuso sociale dei beni attraverso la destinazione di risorse pubbliche che incentivino lo spirito della 109/96. Questo sarebbe possibile e sostenibile utilizzando una piccola quota delle risorse del Fondo Unico di Giustizia istituito per centralizzare e gestire le risorse finanziarie recuperate dallo Stato attraverso sequestri, confische (penali, amministrative o di prevenzione). Se anche solo una piccola parte di queste risorse venisse messa al servizio delle realtà che gestiscono beni confiscati, in maniera continuativa e stabile, si potrebbero sostenere esperienze di inclusione e coesione in tutta Italia, facendo veramente cambiare volto ai patrimoni illeciti e rigenerando i territori con un segnale forte contro mafie e corruzione.»
Libera ha presentato anche la fotografia delle esperienze di riutilizzo sociale dei beni confiscati: sono 1132 i soggetti diversi impegnati nella gestione di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, ottenuti in concessione dagli Enti locali, in ben 18 regioni, in 398 comuni. Un Paese con 1132 soggetti della società civile organizzata che gestiscono beni confiscati, più di 600 associazioni di diversa tipologia, oltre 30 scuole di ogni ordine e grado che usano gli spazi confiscati come strumento didattico e che incidono nel tessuto territoriale e costruiscono economia positiva. Una rete di esperienze in grado di fornire servizi e generare welfare, di creare nuovi modelli di economia e di sviluppo, di prendersi cura di chi fa più fatica. La regione con il maggior numero di realtà sociali che gestiscono beni confiscati alle mafie è la Sicilia con 297 soggetti gestori, segue la Campania con 186.




