Liberazione o conquista coloniale?

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Liberazione o conquista coloniale?

di Angelo Gentile

L’epopea garibaldina, avvisaglia dell’Unità Nazionale, che è stata propinata, descritta come una magnifica e purissima lotta di liberazione indirizzata contro qualcuno ritenuto arretrato, indegno a governare  un popolo, un regno (invece, il più antico ed il più esteso della penisola) va sicuramente rivisitata nel suo significato e nei suoi risultati; infatti, sulla quasi totalità dei volumi di storia scolastica, e non, così è negativamente descritto il Reame napoletano, sin dai primi autori, ma la Storia è scritta da chi vince e costui lo fa a suo modo di vedere le cose, o di chi lo finanzia, interpretando o distorcendo gli avvenimenti senza il distacco proprio dello storico che deve solo presentare i fatti documentandoli; al vinto è lasciato il silenzio, il disprezzo, la damnatio memoriae.

Tra i primati, in vero, del Regno delle Due Sicilie, anteriormente all’invasione garibaldina:

1735- prima cattedra di Astronomia in Napoli, prof. Pietro De Martino.

1737- primo teatro in Europa, San Carlo di Napoli (4 nov.), 41 anni prima della Scala di Milano (3 ag 1778) e 55 della Fenice di Venezia (16 mag 1792).

1743- prima cattedra di economia, al mondo, prof Antonio Genovesi.

1762- prima Accademia di Architettura in Italia.

1763- primo cimitero per poveri su disegno di Ferdinando Fuga a Poggioreale.

1781- primo Codice Marittimo del mondo di Iorio Michele da Procida, poi plagiato.

1782- prima profilassi antitubercolare. L’obbligo di vaccinazione è del 1821, mentre nel Regno del Piemonte fu introdotto solo nel 1859.

1783- primo cimitero in Europa aperto a tutte le classi, Palermo.

1789- prime case popolari, in San Leucio di Caserta, con un codice misto di socialismo ed utopia.

– Prima assistenza sanitaria gratuita a San Leucio e scuola obbligatoria dai sei anni.

– Primo Atlante Marittimo del mondo, Antonio Rizzi Zannone.

1801- primo Museo Mineralogico del mondo a Napoli.

1807- primo Orto Botanico a Napoli.

1812- prima scuola di danza al mondo nel teatro San Carlo.

– prima industria tessile, Giovan Giacomo Egg in Piedimonte d’Alife.

1813- primo Ospedale Psichiatrico, Reale morotrofio di Aversa.

– primo sistema pensionistico con la trattenuta del 2% per dipendenti statali.

1818- prima nave a vapore, goletta Ferdinando; in Gran Bretagna il primo vapore fu varato solo nel 1822, il Monkey.

1819-primo Osservatorio Astronomico a Capodimonte.

1830- primo Stato con la Domenica di riposo agli operai (industria tessile Zueblin Vonwiller & C.) con un accordo con la Curia di Salerno che concedeva in cambio lo sfruttamento delle acque del fiume Irno per la forza motrice dei telai. Inizialmente gli operai locali impiegati furono 200, ma presto divennero molti di più con la fondazione delle ditte Schlaepfer Wenner  & C ed Escher Wjss & C.

1832- primo ponte europeo sospeso in ferro, sul fiume Garigliano.

1833- prima nave da crociera in Europa, la Francesco I, con 120 cavalli vapore, il viaggio tra Napoli-Costantinopoli stupì per lusso e comodità. Esistevano regolari servizi tra tutte le località del Regno.

1835- primo Istituto per sordo muti.

1836- prima Compagnia di Navigazione nel mar Mediterraneo.

1839- primo tratto di ferrovia al mondo, Napoli-Portici, con 33 ponti, su un progetto che doveva congiungere Napoli a Brindisi, passando per Avellino. Erano state previste anche ferrovie in Sicilia e a nord di Napoli, i lavori furono bloccati da Garibaldi.

– prima illuminazione a gas di una città, con 350 lumi.

1840- prima industria metalmeccanica per numero di operai, 1.050, a Pietrarsa, sorta su 34 mila mq, fabbricava anche locomotive, 7 di esse furono acquistate dal Regno di Sardegna nel 1846;

– primi biglietti ferroviari agevolati per i non abbienti, i soldati e i bassi ufficiali.                      

1841- primo Centro Sismologico presso il Vesuvio;

– primo sistema a fari lenticolari a luce costante per la navigazione.

1843- prima nave da guerra a vapore, pirofregata Ercole, uscita dai cantieri di Castellammare.

1852- primo telegrafo elettrico, il 31 luglio;

– primo bacino di carenaggio in muratura a Napoli, lungo 75 metri, in funzione dal 15 agosto;

– primo esperimento di illuminazione pubblica a Capodimonte;

1853- primo piroscafo per l’America, “Sicilia”, da Palermo a New Jork, giorni 26 di viaggio;

– prima applicazione di Scuola Positiva per il recupero dei malviventi.

1856- primo premio internazionale per la produzione di pasta (mostra industriale di Parigi);

– primo premio internazionale per la lavorazione dei coralli (mostra industriale di Parigi);

– primo sismografo elettromagnetico al mondo costruito da Luigi Calmieri.

1858- prima galleria ferroviaria a Passo dell’Orco, Nocera.

1859- primo stato europeo per la produzione di guanti (700.000 dozzine di paia all’anno).

1860- primo stato europeo per flotta mercantile e militare (secondo al mondo);

– prima nave ad elica, “Monarca”.

– prima industria navale per numero di operai, Castellammare, 2.000;

– prima città (Napoli) per numero di teatri, per rapporto medici/abitanti 9.390 dottori su 9 milioni; per numero di pubblicazioni di Giornali e riviste; per conservatori musicali; per tipografie (113); per il primo Piano regolatore;

– primo Stato per la più alta quotazione di rendita dei titoli di Stato (borsa di Parigi 120%) e per minore carico tributario erariale d’Europa;

– maggiore quantità di lire-oro custodita nei Banchi: tutti gli Stati italiani 668 milioni, il Regno delle Due Sicilie da solo 443 milioni, dopo la conquista incorporati nel nuovo Regno d’Italia sanando l’enorme deficit causato dalle spese dei Savoia per le guerre di conquista.   

1861- primo Stato industrializzato con 1.595.359 operai impiegati (primo censimento del Regno d’Italia) contro i 345.563 del Piemonte-Liguria, o i 266.698 della Toscana.

– primo stato per il commercio con 272.060 addetti contro i 110.477 del Piemonte-Liguria.

– primo stato per numero di stazioni telegrafiche, 86 nel napoletano contro le 59 piemontesi.

Anche considerando la situazione economica Sud-Nord al momento dell’Unità non si osservano differenze: raffrontando il Pil e il Pil pro capite due studiosi (V. Daniele e P. Malanima) hanno evidenziato cifre per il Nord pari a lire 333 di Pil pro capite e di lire 335 per il Sud, cioè quasi uguali, del resto una vera discrasia economica appare solo a fine XIX secolo, con la nascita del triangolo industriale Ge-To-Mi, per diventare enorme dal secondo dopoguerra.

 Proprio per questa difficoltà ad estraniarsi, allontanarsi dalle vicende politiche e/o di appartenenza, sinceramente legati ad un’ideale di Italia nazione, la storia del Sud, nelle vicende unitarie è stata presentata come lotta al sottosviluppo, a governanti incapaci, assolutamente retrogradi rispetto ad altri eventualmente ritenuti moderni o all’avanguardia (Cavour credeva che bisognasse imporre l’Unità alla parte più corrotta, più debole dell’Italia) inviando dopo l’esercito, funzionari piemontesi per raddrizzare le cose: un filopiemontese, Giacomo Oddo nello scrivere di queste persone non nascondeva: ”di impiegati piemontesi va inondando le nuove provincie, e da molti di essi, presi così alla ventura e più improvvisamente destinati, non sapevano quello che si facessero, e disordine e confusione arrecavano in tutti gli uffici, ritardo negli affari, danni all’amministrazione e…Napoli fu trattato come un paese di conquista… ed il gabinetto di Torino mandava i suoi favoriti ai nuovi posti, uomini che quelle provincie non conoscevano…”,  giustificando qualsiasi atto, anche il più scellerato e indegno, commesso in nome del progresso, dell’Unità da raggiungere ad ogni costo. L’idea di Napoli, e del Sud, negativa risale all’indomani del Quarantotto, dagli esuli costretti a rifugiarsi lontani dal Regno di Napoli, che presentarono i Borboni come malgoverno per eccellenza da avvicinare per risultati all’Impero Ottomano o all’Africa. Questa idea trova la sua giustificazione nella convinzione degli esuli di essere loro la parte migliore, gli altri erano nemici in quanto non si opponevano ai Borboni. Idea che si rafforzerà allorquando (1860) la popolazione di Napoli non insorse: “La condotta dei napoletani è disgustosa: se non vogliono fare niente prima dell’arrivo di Garibaldi, si meritano d’essere governati come i siciliani dei Crispi o dei Rafaeli”.  Dal momento del mancato sollevamento si indicheranno i napoletani come naturalmente deboli o abbrutiti il cui comportamento deplorevole era frutto di un dispotismo secolare. Questo pensiero è in tanti, da Massari a Ruggero Moscati, a Lady Holland, a Pantaleoni, a Solaroli a Bixio a Cassinis a Liborio Romano, cioè persone che influenzarono le decisioni del conte Cavour. La classe dirigente del nuovo Stato italiano riteneva, infatti, i popoli dell’Italia Meridionale “corrotti” da secoli di malgoverno, ma beneficiati da una natura ricca. Di qui alla giustificazione dell’intervento al Sud come guerra umanitaria di liberazione e di riformarlo sulla falsariga del Piemonte. Ciò che oggi non è più accettabile è la “lettura” degli eventi, come prima si diceva: il vinto non ha voce, la storia è scritta dai vincitori, sempre. A tanti anni di distanza bisogna, però, avere l’onestà intellettuale di dire il vero, di raccontare fatti e non fole di intendimento politico. Lo si deve ai tantissimi perseguitati, ai torturati, ai fucilati, a coloro che non vollero accettare una conquista militare di amaro sapore coloniale e che imbracciarono spontaneamente le armi per opporsi ad un invasore straniero che comunque iniziò e portò avanti una pulizia persecutoria che ebbe un duplice risultato: la scomparsa della gran parte degli avversari politici più attivi; la connotazione della lotta sociale locale assurta a rivolta contro il nuovo stato, lo scontro tra classi: possidenti e nullatenenti.

Tratto dal volume “La Banda Marino, la resistenza antiunitaria nel Cilento tra conquista coloniale rivolta popolare e brigantaggio”, editori D&P, pagg 305, luglio 2019.

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