L’ultima onta per il Cilento: Una tabella rimossa, quella del Pronto Soccorso dell’ospedale di Agropoli

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L’ultima onta per il Cilento: Una tabella rimossa, quella del Pronto Soccorso dell’ospedale di Agropoli

L’ultima onta per il Cilento. Una tabella rimossa, quella del Pronto Soccorso dell’ospedale di Agropoli. Prima inaugurato, poi chiuso, tra promesse tradite di riaperture, bugie ripetute dietro proclami fasulli. Adesso è tardi. La gente è pronta a scendere in piazza con proteste clamorose. Non si può mortificare una popolazione di settantacinquemila abitanti, con punte di duecentomila in estate.

Questa volta non si tornerà indietro perchè la misura è colma e la protesta monta clamorosa al ritmo di mille adesioni al giorno in un movimento spontaneo che si è denominato Gruppo Pronto Soccorso. Un fallimento per la democrazia rappresentativa, con l’incapacità della politica di incidere nei processi decisionali.

Partiti evanescenti, pronti solo nelle campagne elettorali, quali comitati per indicare i candidati. Istituzioni, come la regione ed i governi, lontani dalle esigenze dei cittadini. Lobby private a cui viene concesso spazio, creando artatamente il disservizio nel Sistema Sanitario pubblico. Una sorta di obsolescenza programmata e funzionale.

Oggi Agropoli sceglie la lotta popolare per gridare la propria rabbia in nome della dignità di un presidio sanitario. Al pari di Sapri, che da mesi lotta per difendere il suo punto nascita, con coraggio e pervicacia, senza arrendersi, nonostante i rimpalli tra Ministero e Regione. Vallo della Lucania con i reparti falcidiati nelle piante organiche, invece, vive in un sorta di limbo, galleggiando sulla zattera della sopravvivenza, perdendendo i suoi pezzi pregiati, come una nobile decaduta, costretta a svendere la propria argenteria. Illudendosi di poter resistere, ma condannata all’ analogo destino di un declino sicuro ed inarrestabile.

Tutti processi figli della medesima strategia distruttiva, quasi un accanimento demolitorio ai danni dei cilentani. Si preannunciano iniziative clamorose per il giorno 8 agosto alle ore 18, data prevista per la mobilitazione popolare ad Agropoli. I sindaci minacciano di consegnare le fasce tricolori al Prefetto ed i cittadini le proprie tessere elettorali.

Ci saranno delle serrate delle attività commerciali e la gente non esiterà a scendere in piazza. C’è da credere che questa popolazione, costituita in prevalenza da commercianti, artigiani, imprenditori, professionisti non avrà alcuna sudditanza con la politica.
Questo è un territorio storicamente incline al ribellismo. Dal Cilento scoccò la scintilla del Risorgimento, con i Moti Cilentani del 1820. Una situazione che si preannuncia incandescente e foriera di una frattura insanabile con i partiti tradizionali.

 
Eppure è estremamente semplice capire che questa crisi è figlia delle politiche di austerità che hanno finito per accrescere il divario tra il centro e la periferia, contribuendo allo smantellamento dello stato sociale, dei servizi essenziali.

Sanità, giustizia, istruzione, infrastrutture viarie, sono i petali strappati di una rosa destinata ad appassire per mano di quei maldestri giardinieri chiamati ancora politici.

Fuor di metafora, siamo oltre tempo massimo.

Affinchè certi processi non siano irreversibili, occorre scrivere una nuova agenda sociale, prestando ascolto a certe istanze.

Abbandonando le stupide tabelline calate dall’alto, commisurando i bisogni dei cittadini non solo in considerazione del numero di utenti, quanto pure dell’estensione di determinate aree geografiche e della distanza di queste dai grandi centri metropolitani.

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