Il rispetto e la tutela degli animali non sono più soltanto un tema etico, ma anche una questione di diritto. Negli ultimi anni, in Italia, la sensibilità verso il benessere animale è cresciuta in modo significativo, e con essa anche l’attenzione del legislatore. Oggi, maltrattare un animale è un reato penale: chi infligge sofferenze o priva un essere vivente della possibilità di vivere in condizioni adeguate può finire sotto processo e, nei casi più gravi, in carcere.
Cosa dice la legge
Il principale riferimento normativo è l’articolo 544-ter del Codice Penale, introdotto con la legge n.189 del 2004, che punisce il maltrattamento di animali con la reclusione da tre a diciotto mesi o la multa da 5.000 a 30.000 euro.
Il reato scatta quando una persona provochi lesioni, dolore o sofferenza non necessaria a un animale, oppure lo sottoponga a comportamenti incompatibili con la sua natura.
Esistono poi altre norme complementari:
- Articolo 544-bis c.p. – Pene severe per chi uccide un animale “per crudeltà o senza necessità”.
- Articolo 544-quater c.p. – Pene per chi organizza combattimenti o competizioni tra animali.
- Articolo 727 c.p. – Sanzioni amministrative o penali per chi abbandona un animale domestico o d’affezione, o lo detiene in condizioni incompatibili con la sua natura, causando gravi sofferenze.
Nel 2022, con la riforma della Costituzione (legge costituzionale n.1/2022), l’Italia ha compiuto un passo storico: la tutela degli animali è entrata ufficialmente nella Carta costituzionale, all’articolo 9, che ora stabilisce che la Repubblica “tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.”
Quali sono i maltrattamenti più frequenti
Secondo i dati delle principali associazioni animaliste, tra cui LAV, ENPA e Lega del Cane, i casi di maltrattamento più diffusi in Italia riguardano:
- abbandono di cani e gatti, soprattutto nei mesi estivi;
- detenzione in condizioni degradanti (animali legati a catene corte, senza acqua né riparo);
- violenza fisica o psicologica, inclusi pestaggi e torture;
- casi di avvelenamento, spesso per vendetta o per “liberarsi” di colonie feline o randagi;
- combattimenti illegali tra cani, ancora presenti in alcune aree del Paese;
- utilizzo di animali per accattonaggio o spettacoli abusivi.
Ogni anno vengono registrati migliaia di denunce alle forze dell’ordine e alle procure. Nel 2024, secondo il Ministero dell’Interno, oltre 8.000 procedimenti penali hanno riguardato reati legati a maltrattamenti, abbandono o uccisione di animali.
Chi interviene e come segnalare
Chi assiste a un maltrattamento può e deve segnalare l’episodio alle autorità competenti: Carabinieri Forestali, Polizia Locale, ASL veterinaria o Procura della Repubblica. Molte associazioni mettono a disposizione numeri verdi e sportelli legali per aiutare i cittadini a sporgere denuncia correttamente. Le segnalazioni possono essere anonime, ma fornire dettagli precisi (luogo, data, eventuali prove fotografiche o video) è fondamentale per permettere alle autorità di intervenire tempestivamente.


