Marchetti: «L’aeroporto delle due Costiere e la via crucis della SS18»

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Marchetti: «L’aeroporto delle due Costiere e la via crucis della SS18»

L’ aeroporto di Salerno, situato nell’agro di Pontecagnano, sembra sbucare all’improvviso dopo un dedalo di stradine interpoderali che attraversano vasti campi coltivati a finocchi, angurie, verdure ed ortaggi.
Tanta ruralità sembra stridere con il caos cronico della strada Statale 18, “via crucis” della mobilità salernitana e, forse proprio per questo, protetta da una sorta di sacralità intrinseca, reputata quasi un dogma, insostituibile da ogni alternativa viaria, condannando residenti, turisti e pendolari a delle pene d’inferno. Qualcuno dice che tira più un crine di bufala che una colonna di automobili, quale giustificazione ultima di questa situazione.

Il nostro territorio vive da circa mezzo secolo con dei pesanti condizionamenti, a causa di alcuni inestricabili tabù. Pur esistendo aree adeguate da destinate a nuovi collegamenti, si preferisce mantenere lo status quo, per non danneggiare alcuni investimenti privati lungo l’unica via di comunicazione, oramai satura e spremuta oltre ogni ragionevole intenzione. Una landa conurbata , cresciuta senza regole, dove è difficile capire in quale comune ci si ritrovi: Capaccio, Eboli, Battipaglia, Bellizzi, Pontecagnano sono diventate un unicum informe, dove caseifici, supermercati, stazioni di servizio, centri commerciali, outlet sono i padroni del vapore, condizionando ogni possibilità di far decantare il traffico, un flusso da sfruttare con ingordigia per i loro commerci. Come se nella ricca Pianura Padana avessero impedito la costruzione delle autostrade per agevolare la vendita del parmigiano reggiano e dei prosciutti di Parma.

Questo è il motivo per cui oggi si fa prima ad andare in aereo a Milano o a Torino partendo da Salerno, che raggiungere il nostro capoluogo dal Sud della provincia e viceversa. Anche l’arrivo dei viaggiatori nel nuovo scalo aeroportuale, che in maniera ecumenica oggi ha abbracciato il nome delle due Costiere, rivela evidenti carenze. Servizi di autobus per la Costiera Amalfitana, per Salerno, per Battipaglia e finanche per la Basilicata, ma ancora nessuno per il Cilento. Qualcuno che abbia proposto di utilizzare i binari della linea ferroviaria Tirrenica per delle corse di treni dedicati ai collegamenti da e per il Cilento? Un vuoto logistico ed infrastrutturale che dà l’impressione di essere arrivati nel nulla, tranne la bellezza dei campi coltivati, delle serre, degli antichi casolari colonici spesso abbandonati.

La politica, nel frattempo, si autocelebra nella esaltazione della nuova denominazione aeroportuale ed inaugura addirittura la posa della prima pietra di opere come la Pisciottana, con circa quaranta anni di ritardo. Per tutto il resto, rimane latitante e complice nel non riuscire a proporre soluzioni concrete, progetti fattibili, infrastrutture lineari che siano in sintonia con le attuali esigenze di mobilità. La mancanza di volontà nel risolvere l’intasamento della viabilità nella Piana del Sele, da Battipaglia ad Agropoli, accampando scuse o alternative strambe, rappresenta una forma di negazionismo della realtà, sotto certi aspetti paragobabile a quella dei terrapiattisti o dei novax. Un non voler affrontare il problema di tutti per non scontentare i facoltosi interessi di pochi.

Sarebbe auspicabile che qualcuno dei decisori pubblici, solito percorrere queste anguste vie, prevalentemente in campagna elettorale, lo faccia pure per altre esigenze, magari per diletto e non per necessità sanitarie o per altre gravi urgenze. Un modo semplice e pratico di misurare i chilometri ed i tempi di percorrenza, lontano dalle esibizioni elettorali o dalle inaugurazioni di opere tanto tardive da sembrare oramai postume, rispetto alle occasioni perse, all’emigrazione emorragica che non rientrerà mai più.

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