Morigerati, presentato il libro di Vincenzo Giuliano su don Ugo Calabrese
| di Redazione
Don Ugo Calabrese, il parroco di Satriano di Lucania dal 1963 al 2003, ma anche l’amico, il padre spirituale dei giovani. E’ emerso questo, e tanto altro, dalle testimonianze che domenica pomeriggio, nella chiesa di San Demetrio a Morigerati, sono state portate in occasione della presentazione del libro “Ugo Calabrese. Fede, cultura, una vita da prete” di Vincenzo Giuliano. Sono intervenuti l’autore, il parroco di Morigerati Don Antonino Savino e la giornalista Marianna Vallone.
Il libro raccoglie omelie, catechesi, foglietti domenicali, un materiale che rischiava di andare disperso e che invece diventa ora patrimonio collettivo: oltre cento pagine che ricostruiscono le tappe di un sacerdozio vissuto in prima linea. L’infanzia, il seminario, l’arrivo a Satriano. Poi la scelta di stare accanto ai giovani, di non abbandonare mai lo studio, nemmeno nei momenti più difficili. Insegnante di religione alle scuole medie, docente di filosofia e storia in vari istituti tra Salerno e Potenza, don Ugo ha sempre coltivato la passione per la riflessione intellettuale. Amava Sant’Agostino, ma dichiarava senza esitazioni la sua appartenenza a una filosofia “mista”: razionale, radicata nel realismo tomista-
Innovatore, vicino al messaggio del Concilio Vaticano II, don Ugo ha saputo traghettare una comunità rurale dentro i cambiamenti della Chiesa e della società. Non un parroco chiuso nel rito, ma un sacerdote che parlava di emigrazione, lavoro, solidarietà, che guardava oltre i confini parrocchiali. Delegato regionale per i migranti, ha seguito le sorti di centinaia di satrianesi emigrati in Sud America — Uruguay, Argentina, Brasile — e di chi lasciava il paese per cercare fortuna a Milano o Torino.
Il libro non tace le difficoltà. Don Ugo, racconta Giuliano, è stato un uomo generoso fino all’eccesso. Si è trovato a sostenere famiglie in difficoltà, talvolta indebitandosi pur di non lasciare soli i più fragili. Emblematica la vicenda di una famiglia, con cinque figli: per aiutarli a ripartire, il parroco chiese soldi a parenti, amici, paesani. Una rete di sostegno che però col tempo si trasformò in un groviglio di debiti non restituiti. Una storia che poteva diventare un’ombra, ma che in realtà restituisce il tratto più umano del sacerdote: l’incapacità di voltarsi dall’altra parte.
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