23 Dicembre 2025

Revenge porn: un reato che colpisce la dignità della persona

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Revenge porn: un reato che colpisce la dignità della persona

Il revenge porn non è solo una forma di vendetta privata, ma un grave reato che incide profondamente sulla dignità, sulla libertà e sulla vita delle vittime. Dal punto di vista giuridico, si tratta di una delle fattispecie più significative introdotte negli ultimi anni dal legislatore italiano per rispondere a fenomeni legati all’uso distorto delle tecnologie digitali.

In Italia il revenge porn è disciplinato dall’articolo 612-ter del Codice penale, introdotto nel 2019 con il cosiddetto “Codice Rosso”. La norma punisce chiunque diffonda, ceda, pubblichi o consegni immagini o video a contenuto sessualmente esplicito, destinati a rimanere privati, senza il consenso delle persone rappresentate. La legge colpisce non solo chi realizza la prima diffusione, ma anche chi, pur non avendo partecipato alla creazione del materiale, contribuisce consapevolmente alla sua circolazione.

Dal punto di vista giurisprudenziale, il fulcro del reato non è l’origine delle immagini, bensì la violazione del consenso e della riservatezza. Anche materiali realizzati volontariamente dalla vittima, ad esempio all’interno di una relazione affettiva, diventano penalmente rilevanti nel momento in cui vengono diffusi contro la sua volontà. Le pene previste sono severe: la reclusione da uno a sei anni e una multa fino a 15 mila euro, con aggravanti in caso di rapporto affettivo con la vittima, uso di strumenti informatici o se la persona offesa è particolarmente vulnerabile.

La ratio della norma è chiara: tutelare l’autodeterminazione sessuale e la reputazione della persona in un contesto digitale in cui la diffusione di contenuti può essere immediata, incontrollabile e irreversibile. La giurisprudenza più recente ha sottolineato come il danno non sia solo morale o reputazionale, ma anche psicologico e sociale, con conseguenze spesso devastanti sulla vita privata e professionale delle vittime.

Accanto alla repressione penale, resta centrale il tema della prevenzione e della responsabilità collettiva. Il revenge porn non è un reato “privato”, ma un’offesa che coinvolge la società nel suo complesso, chiamata a riconoscere che la condivisione non autorizzata di contenuti intimi, anche con un semplice inoltro, può trasformarsi in una condotta penalmente rilevante.

In questo quadro, il diritto penale assume un ruolo di presidio fondamentale, ma non sufficiente da solo. Serve una diffusa consapevolezza giuridica e culturale per affermare un principio ormai inderogabile: l’intimità non è mai un’arma di ricatto, né uno strumento di vendetta.

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