Le città della Campania stanno diventando sempre più calde, più impermeabili, più fragili. Le estati recenti, segnate da ondate di calore estreme e notti tropicali, hanno trasformato l’asfalto in isole di calore e i quartieri più densamente popolati in vere e proprie “fornaci urbane”. In questo scenario, la riforestazione urbana non è più soltanto una scelta estetica o simbolica, ma una necessità infrastrutturale. La domanda però è concreta: quanti alberi servono davvero alle città campane per fare la differenza?
L’albero non è arredo, è infrastruttura
Gli alberi in città non sono semplici decorazioni. Funzionano come climatizzatori naturali, assorbono CO₂, filtrano le polveri sottili, riducono il rumore, rallentano il deflusso dell’acqua piovana e abbassano la temperatura del suolo. Secondo le stime degli urbanisti europei, un quartiere densamente costruito può abbassare la temperatura percepita anche di 2–4 gradi grazie a una copertura arborea ben progettata.
In Campania, dove molte città sono costruite su tessuti urbani antichi e compatti, il ruolo degli alberi diventa ancora più strategico.
Quanti alberi “servono” davvero?
Non esiste un numero magico valido per tutte le città, ma gli standard internazionali forniscono un’indicazione chiara: occorrerebbe una copertura arborea urbana tra il 20% e il 30% della superficie cittadina per avere un impatto reale su clima, qualità dell’aria e benessere.
Tradotto in numeri concreti:
città come Napoli avrebbero bisogno di decine di migliaia di nuovi alberi Salerno e Caserta potrebbero raggiungere risultati significativi con programmi di riforestazione mirata nei quartieri più caldi nei centri più piccoli del Cilento e del Vallo di Diano il margine di manovra è ancora più ampio, grazie alla presenza di spazi periurbani
Non si tratta di riempire a caso le strade di piante, ma di creare una rete verde continua: parchi collegati, viali alberati, cortili scolastici verdi, tetti e pareti vegetali.
Il problema non è solo piantare, ma mantenere
Uno degli errori più diffusi è considerare la riforestazione come un’operazione “una tantum”. In realtà, piantare un albero è solo l’inizio. Nei primi 3–5 anni servono irrigazione, potature corrette, controllo delle radici e scelta delle specie adatte.
In Campania, negli anni passati, molti progetti si sono arenati proprio qui: alberi piantati senza adeguata manutenzione, specie non compatibili con il clima urbano, aiuole abbandonate dopo pochi mesi.
Oggi le amministrazioni più virtuose stanno puntando su:
specie autoctone più resilienti al caldo sistemi di irrigazione sostenibili coinvolgimento dei cittadini nella cura del verde
Non solo grandi città: il ruolo dei piccoli centri
Se Napoli e l’area metropolitana rappresentano la grande sfida, i piccoli comuni campani possono diventare un modello. Città come Benevento, Avellino, Agropoli, Vallo della Lucania e molti centri interni hanno l’opportunità di progettare cinture verdi urbane prima che la cementificazione renda tutto irreversibile.
Qui la riforestazione urbana può diventare parte dell’identità del luogo: viali alberati, piazze ombreggiate, percorsi pedonali verdi che migliorano anche l’attrattività turistica.
Quanti alberi servono, davvero?
La risposta più onesta è: dipende da quanto vogliamo che le città restino vivibili nei prossimi trent’anni. Non si tratta solo di numeri, ma di scelte politiche, culturali e urbanistiche.
Gli esperti concordano su un punto: senza un aumento deciso della copertura verde, le città campane — già oggi tra le più dense d’Europa — rischiano un peggioramento sensibile della qualità della vita entro il 2050.


