«Se non a Sapri, partoriremo a Lagonegro». La protesta delle mamme del Golfo di Policastro contro la chiusura del punto nascita
| di Marianna Vallone
Donne anche a 41 settimane di gravidanza, seguite per mesi dal ginecologo Torsiello, oggi hanno scelto di farsi sentire: se non potranno partorire a Sapri, lo faranno a Lagonegro. Non a Vallo della Lucania, non altrove in Campania, ma oltre confine, in Basilicata. È la risposta netta e combattiva alla chiusura improvvisa, dal 1° settembre, del punto nascita dell’ospedale “Immacolata”.
La protesta si è svolta questa mattina davanti all’ospedale, con le partorienti affiancate dal comitato di lotta, dai sindacati, dall’assessore comunale alle Politiche sociali Gerardina Madonna e dal consigliere provinciale Pasquale Sorrentino. Grande assente la dirigenza dell’Asl, alimentando la sensazione di abbandono che le donne del Golfo denunciano da tempo.
Dietro la battaglia non c’è solo una questione logistica, ma la paura concreta di partorire nell’incertezza, senza sapere dove rivolgersi in caso di emergenza. Perché da un giorno all’altro si ritrovano senza un punto di riferimento, costrette a decidere in fretta, spesso a chilometri di distanza.
Il paradosso è evidente: una comunità lasciata senza il proprio punto nascita, un presidio sanitario di frontiera che chiude proprio laddove le distanze contano più che altrove. Ma le mamme e donne che presto lo diventeranno non arretrano di un centimentro: «Se Sapri chiude, partoriremo a Lagonegro».






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