In un’era in cui l’intelligenza artificiale e la robotica irrompono nei territori della creatività, Sougwen Chung emerge come una delle voci più alte e significative. Artista e ricercatrice d’origine cinese‑canadese, basata a Londra, Chung esplora i confini tra mano umana e gesto meccanico, tra segno tracciato e algoritmo generativo.
Un percorso che unisce culture, arti e tecnologie
Cresciuta a Toronto e Hong Kong, con formazione in Belle Arti negli Stati Uniti e in arte interattiva in Svezia, Chung ha già da tempo messo al centro del suo lavoro l’interrogativo: dove finisce l’umano e dove inizia la macchina?
Come lei stessa afferma: «My work, at its simplest level, is about exploring the contradictions that stem from not fitting neatly into one category.»
In questo senso il suo lavoro è ibrido non solo nei mezzi, ma nel senso stesso della identità creativa: umano/macchina; arte/tecnologia; gesto/manualità/algoritmo.
Il progetto “Drawing Operations Unit” e la collaborazione con la macchina
Tra i suoi progetti più noti c’è la serie Drawing Operations Unit: Generation 1‑6 (D.O.U.G.), che comprende versioni successive in cui robot, rete neurale, bio‑feedback sono chiamati a co‑creare insieme all’artista.
Nella prima generazione (Mimicry), un braccio robotico riproduce i tratti della mano dell’artista. In generazioni successive, il sistema è addestrato su decenni di disegni dell’artista, acquisisce “memoria”, lavora in “sciame”, e integra bio‑feedback (ad esempio onde cerebrali) per generare segni pittorici. Ad esempio, l’opera MEMORY (D.O.U.G._2), acquisita nel 2022 dal Victoria and Albert Museum di Londra, è il primo modello di IA ad entrare nella collezione di un’istituzione culturale di rilievo. Chung spiega che questo dialogo con la macchina «diventa come uno strumento musicale», un’estensione del gesto umano che però introduce anche l’imprevedibile.
I temi: autorialità, identità digitale e creatività nel futuro
Al centro della sua ricerca ci sono tematiche cruciali per il nostro tempo:
Autorialità: se una macchina è in grado di generare tratti, segni, composizioni, chi è l’autore? L’artista, il programmatore, l’algoritmo? Chung porta questa domanda nelle sue opere. Identità e ibridazione: l’artista parla di “new hybridity” – un punto di vista che unisce culture, mezzi, modalità. Tecnologia e her‑story creativa: non si tratta di sostituire l’artista con una macchina, ma di esplorare come la tecnologia possa amplificare, trasformare, rendere visibile ciò che la mano umana sola non avrebbe forse esplorato. Chung sottolinea che «Traditional forms of creativity must shape—but not be replaced by—technological development». Sensibilità futura: i progetti più recenti si proiettano verso sistemi “metamorfici”, dove biologico, digitale, meccanico si compenetrano.
Perché è importante (anche per l’Italia e non solo per il tech)
L’opera di Sougwen Chung assume oggi una valenza che va oltre la mera sperimentazione tecnologica: essa diventa specchio e laboratorio per interrogare le trasformazioni nella società, nella cultura, nella creatività. In un mondo in cui l’IA è dibattuta tra entusiasmo e timore, il suo lavoro propone un intervento che è al contempo poetico e critico.
In Italia, dove la tradizione artistica e artigianale è forte, l’approccio di Chung apre spunti su come l’arte possa confrontarsi con la digitalizzazione senza perdere la propria anima, ma reinventandola.
Uno sguardo al futuro
Chung sta già lavorando a nuove installazioni che coinvolgono materiali biosintetici, circuiti di seta, robotica avanzata e performance immersive, confermando che il suo percorso non è “una moda”, ma una direzione che intreccia arte, scienza e società.
Foto tratta da qui https://sougwen.com/



