Speleologa salvata in grotta, capo soccoritori: «Vi racconto come abbiamo tirato fuori Giorgia»

| di
Speleologa salvata in grotta, capo soccoritori: «Vi racconto come abbiamo tirato fuori Giorgia»

Giorgia Parente, la giovane speleologa di Polla rimasta ferita e intrappolata per oltre 15 ore a 130 metri di profondità all’interno della grotta del Falco a Corleto Monforte, è tornata a casa. La 25enne ha riportato una ferita lacero contusa alla gamba e dopo il trasferimento in eliambulanza all’ospedale Ruggi D’Aragona di Salerno, il quadro clinico è stato ritenuto positivo dai medici tant’è che ne hanno disposto il rientro nel Vallo di Diano.

L’intervento dei soccorritori e degli esperti è stato cruciale per raggiungere la profondità in cui si trovava e portarla in salvo. «Abbiamo pianto dalla gioia e ci siamo abbracciati quando abbiamo visto Giorgia sorridere con gli occhi illuminata in volto dalla luce del giorno». A raccontare quegli attimi concitati e pieni di adrenalina è Ferdinando Valentino (nella foto in alto), lo speleologo di 36 anni, originario di Palma Campania ma che da anni vive a Roma, che ha coordinato le operazioni di soccorso nel cuore degli Alburni. «La ragazza era in compagnia di altre quattro persone – dice il responsabile della delegazione speleologica per la Campania e il Molise del Cnsas (Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico) – due compagni d’avventura sono usciti fuori dalla grotta per lanciare l’allarme quando la 25enne è scivolata e si è fatta male. Da quel momento è scattata la macchina dei soccorsi».

L’organizzazione della task force e l’arrivo di esperti da diverse parti d’Italia (Toscana, Emilia Romagna, Sicilia, Abruzzo, Umbria e Puglia) dimostrano quanto sia stata una missione complessa e ben coordinata. È sicuramente una storia di successo nel campo del soccorso e dell’assistenza medica di emergenza. «Due persone sono rimaste con Giorgia e quando siamo arrivati ho inviato immediatamente una squadra di primo soccorso in attesa del medico – continua Valentino – gli speleologi hanno raggiunto il punto preciso e hanno portato a 130 metri di profondità dei sacchi per un primo intervento con una tendina, garze, bevande calde, cibo e tutto ciò che serviva per garantire i primi comfort e soprattutto per tenere calda la paziente».

Alle operazioni hanno preso parte circa 30 persone del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico. Sono state attivate tre commissioni: quella medica, quella degli addetti stampa e della della disostruzione. I tecnici hanno steso un cavo telefonico per avere un contatto diretto e costante con la 25enne. Attraverso questo sistema l’hanno tranquillizzata e aggiornata passo dopo passo. «La grotta del Falco ha un ingresso davvero piccolo – spiega Ferdinando Valentino – i componenti della commissione di disostruzione hanno allargato il foro con l’ausilio di demolitori senza però utilizzare il materiale esplosivo che era già pronto ma quando questa operazione la si può evitare, è meglio. Questo passaggio è stato fondamentale per permettere l’ingresso della barella dove poi Giorgia è stata immobilizzata e tirata fuori. Il medico che l’ha raggiunta, insieme ad un infermiere, ha provveduto a stabilizzarla e a monitorarla fino all’uscita. All’inizio si pensava che Giorgia avesse riportato una frattura ma i sanitari ci hanno comunicato dalla ‘pancia’ della grotta che la 25enne aveva solo una ferita».

«Dovete sapere che quando uno speleologo si fa male o ha bisogno di essere soccorso, in suo aiuto può correre solo un altro speleologo – aggiunge Valentino -. Tutte le persone che sono entrate nella grotta del Falco e hanno raggiunto Giorgia, dalla squadra di primo soccorso alla commissione medica, sono tutti speleologi. Tra l’altro, ci conosciamo tutti. Durante i corsi, durante le attività oppure quando si organizzano raduni internazionali, come quello di Speleokamaraton avvenuto nel Cilento nell’autunno del 2021, siamo quasi sempre tutti presenti. Adesso siamo felici che Giorgia stia bene e sia tornata a casa. Ci ha procurato un grande spavento ma ci ha dato anche la possibilità di dimostrare quanto sia importante la presenza costante del Cnsas in tutta Italia».

Consigliati per te

©Riproduzione riservata