Dott. Giovanni Torelli, Neurochirurgo presso A.O.U. San Giovanni e Ruggi di Salerno
Ogni anno, negli ospedali della provincia di Salerno, centinaia di persone vengono ricoverate per un trauma cranico. Incidenti stradali, cadute domestiche, infortuni sul lavoro o sportivi: basta un attimo di distrazione perché un urto alla testa cambi la vita di una persona. Dietro a quella che spesso sembra una “semplice botta” può nascondersi un rischio serio, talvolta mortale.
Un problema che non risparmia nessuno
Con il termine trauma cranico si indica qualsiasi lesione al cranio o al cervello provocata da un impatto violento. I medici distinguono tre livelli di gravità: lieve, moderato e grave. I casi lievi sono i più frequenti e, se trattati correttamente, si risolvono senza conseguenze. Quelli gravi, invece, possono causare danni neurologici permanenti, con effetti che si estendono ben oltre l’aspetto fisico. Nel nostro territorio, secondo i dati dell’Asl Salerno, le principali cause di trauma cranico restano gli incidenti stradali, in particolare lungo le arterie più trafficate come la Statale 18 anche nel suo tragitto all’interno della città di Salerno, la Cilentana e la Costiera Amalfitana, dove moto e scooter sono spesso coinvolti. Il picco in quest’ultimo caso, manco a dirlo, si registra nei mesi estivi. Non mancano, però, i casi dovuti a cadute domestiche, soprattutto tra gli anziani, e agli incidenti sportivi nei giovani, in aumento negli ultimi anni.
I sintomi da non ignorare
Dopo un colpo alla testa, è fondamentale prestare attenzione ai sintomi. Mal di testa, nausea, confusione, difficoltà di equilibrio, sonnolenza o turbe della memoria recente sono segnali che meritano un controllo medico immediato. Nei casi più gravi possono verificarsi perdita di coscienza, vomito persistente o convulsioni: in queste situazioni è necessario recarsi subito al pronto soccorso. Le strutture ospedaliere di Salerno, Nocera Inferiore e Vallo della Lucania dotate di Neuroradiologia e Neurochirurgia, in particolare, hanno apparecchiature diagnostiche come la TAC, fondamentali per escludere emorragie cerebrali o fratture. Il tempo è un fattore decisivo: intervenire nelle prime ore può salvare la vita. Non bisogna poi dimenticare che spesso al trauma cranico si accompagnano altre lesioni
Un percorso lungo e difficile
Un trauma cranico non si esaurisce con la guarigione delle ferite visibili. Anche quando le immagini diagnostiche non mostrano lesioni importanti, possono restare disturbi cognitivi e psicologici: difficoltà di concentrazione, irritabilità, depressione o perdita di memoria.
Chi subisce un trauma grave affronta poi un lungo percorso di riabilitazione. Presso le strutture riabilitative della Provincia di Salerno e su tutto il territorio nazionale, fisioterapisti, logopedisti e neuropsicologi lavorano ogni giorno per restituire autonomia ai pazienti.
«Ogni caso è diverso», spiegano i medici. «La ripresa dipende dalla rapidità con cui si interviene; dall’entità dei danni riportati a causa dell’impatto; dalle patologie concomitanti, dalle eventualicomplicanze che possono verificarsi durante il ricovero, il possibile intervento e dalla costanza nella riabilitazione. Ma soprattutto serve un grande sostegno familiare».
La prevenzione: un gesto che salva
La prevenzione resta l’arma più efficace, come spesso accade in Medicina. Indossare sempre il casco in moto o in bici, allacciare le cinture di sicurezza e rispettare i limiti di velocità sono regole semplici ma ancora troppo spesso ignorate. I dati delle agenzie sul territorio di Salerno parlano chiaro: oltre il 30% dei traumi cranici gravi registrati in provincia è legato a mancato uso del casco o alla guida distratta. Nei traumi stradali la popolazione più colpita risulta quella tra i venti e i cinquantacinque anni con una prevalenza dei maschi sulle femmine, in linea coi report internazionali. Anche in casa è importante fare attenzione, soprattutto con bambini e anziani. Eliminare ostacoli, tappeti scivolosi, installare corrimano e migliorare l’illuminazione riduce il rischio di cadute. Nei più piccoli, l’uso di seggiolini e caschi omologati è essenziale durante gli spostamenti.
Le nuove frontiere della cura
Negli ultimi anni, la medicina ha fatto grandi passi avanti nella cura dei traumi cranici. Le nuove tecniche di neuroimaging e di consentono di individuare lesioni microscopiche che prima passavano inosservate. La chirurgia e la terapia intensiva, nei casi più gravi sottoposti a trattamento chirurgico, danno maggiori chnaces di sopravvivenza rispetto al passato pur non potendo garantire certezze aritmetiche vista la molteplicità dei fattori da considerare. La riabilitazione, inoltre, si avvale oggi di tecnologie innovative come la realtà virtuale e la stimolazione cerebrale non invasiva, già sperimentate in alcune strutture del Sud Italia.
La sfida, tuttavia, resta quella di garantire una rete territorialeefficace ed efficiente, che accompagni il paziente dal momento dell’incidente fino al completo recupero. In questo senso, il ruolo delle famiglie e dei medici di base è cruciale per il monitoraggio e la prevenzione delle complicanze.
Un appello alla responsabilità
Il trauma cranico è una realtà che riguarda tutti noi: automobilisti, genitori, sportivi, lavoratori. Ogni gesto di prudenza, ogni casco allacciato o cintura indossata può fare la differenza tra la vita e la morte.
Dietro ogni statistica ci sono persone, storie, famiglie che affrontano percorsi lunghi e spesso dolorosi. Parlare di prevenzione non è solo un dovere sanitario, ma un atto di responsabilità verso noi stessi e la nostra comunità distribuita su una area vasta fatta di piccole realtà non sempre vicine fra loro spesso raggiungibili solo attraverso strade impervie.
Come ricordano spesso i medici del Ruggi d’Aragona, basta un secondo per subire un trauma cranico ma serve una vita per superarlo, se è possibile superarlo!
🔹 BOX DI SINTESI
I numeri nella provincia di Salerno
• Circa 700 accessi al pronto soccorso ogni anno per traumi cranici, di cui il 15% gravi.
• Gli incidenti stradali rappresentano oltre il 60% dei casi tra i 20 e i 55 anni.
• Tra gli anziani, le cadute domestiche sono la causa principale (oltre il 40%).
Cosa fare dopo un colpo alla testa
• Non sottovalutare i sintomi: anche una breve perdita di coscienza richiede un controllo medico.
• Evitare di assumere farmaci o alcol senza indicazione del medico.
• Restare sotto osservazione almeno 24 ore dopo l’incidente se vi è stata perdita di coscienza o vi sono altri fattori di rischio
• In caso di peggioramento (vomito, sonnolenza, difficoltà a parlare o muoversi), allertare subito i soccorsi (118) o recarsi al Pronto Soccorso della struttura sanitaria più vicina




