8 Dicembre 2025

Usiamo l’AI ogni giorno senza saperlo

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Usiamo l’AI ogni giorno senza saperlo

L’intelligenza artificiale non è più una tecnologia del futuro, ma una presenza silenziosa e costante nella vita quotidiana. Non vive solo nei laboratori di ricerca o nei film di fantascienza: è già dentro gli smartphone, nelle case intelligenti, nei social network, nei servizi bancari e perfino negli ospedali. La usiamo ogni giorno, spesso senza rendercene conto.

Basta accendere una luce con la voce o regolare il termostato dallo smartphone per entrare in contatto con sistemi di intelligenza artificiale. Le smart home funzionano grazie ad algoritmi che imparano le nostre abitudini: a che ora rientriamo, quali stanze frequentiamo di più, che temperatura preferiamo. Non programmano solo, ma osservano, memorizzano, prevedono. Il confine tra comfort e raccolta dati, però, è sempre più sottile.

Anche i social network sono governati da intelligenze invisibili. Non siamo noi a scegliere cosa vedere: sono gli algoritmi a selezionare i contenuti, i video, le notizie e le pubblicità che scorrono sullo schermo. Analizzano ogni like, ogni pausa sullo schermo, ogni scroll più lento per costruire un profilo sempre più preciso dei nostri gusti. Ci tengono incollati alle piattaforme e, allo stesso tempo, modellano il nostro modo di informarci, indignarci, emozionarci.

Nel mondo bancario, l’AI lavora lontano dai riflettori ma con un potere concreto. I sistemi di credit scoring valutano in pochi secondi se un cliente è affidabile, se può ottenere un mutuo o un prestito, quali rischi rappresenta. Non si limitano ai dati tradizionali, ma incrociano comportamenti di spesa, movimenti ricorrenti e modelli statistici capaci di prevedere situazioni di insolvenza.

In sanità l’intelligenza artificiale mostra il suo volto più promettente. Algoritmi addestrati su migliaia di esami radiologici supportano i medici nella lettura di TAC, risonanze e mammografie, segnalando dettagli che all’occhio umano possono sfuggire. Software predittivi aiutano gli ospedali a gestire i flussi dei pazienti e a prevenire emergenze. In questo caso l’AI non sostituisce il medico, ma ne diventa una sorta di “secondo sguardo”.

Il paradosso è proprio questo: l’intelligenza artificiale è ovunque, ma quasi mai visibile. Agisce in background, nascosta dietro interfacce semplici, apparentemente neutre. Rende la vita più comoda, più veloce, più personalizzata. Ma allo stesso tempo accumula dati, costruisce profili, prende decisioni che incidono sulle nostre possibilità e sulle nostre scelte.

Forse la vera rivoluzione dell’AI non è nel fatto che esista, ma nel fatto che ormai conviviamo con essa senza più sorprendeci. Non ci chiediamo quasi mai quando entra in gioco. Eppure, ogni giorno, la utilizziamo. Anche quando pensiamo di no.

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