Parigi Charlie Hebdo, dramma finito: uccisi i killer. Figlio salernitana: «Non smettevo di piangere»

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Parigi Charlie Hebdo, dramma finito: uccisi i killer. Figlio salernitana: «Non smettevo di piangere»

Sono due cittadine di Giffoni Valle Piana, paese alle porte del Cilento e patria del Giffoni film festival, le sorelle Anna e Gelsomina Landi che sono rimaste barricate in casa a pochi metri dal rifugio dei due fratelli killer che mercoledì, armati di kalashnikov, hanno fatto irruzione nella sede del settimanale satirico francese ‘Charlie Hebdo’ e hanno ucciso 12 persone. Lo hanno reso noto nel corso della giornata i media nazionali e le agenzie di stampa. «Siamo terrorizzate e siamo chiuse in casa – hanno fatto sapere al telefono dell’Ansa le donne che vivono nella cittadina francese -. Abbiamo le finestre chiuse e guardiamo la tv, speriamo solo che gli attentatori vengano arrestati». 

Il racconto Antoine, 11 anni, è uno degli allievi di Dammartin-En-Goele che hanno potuto lasciare la scuola dopo una mattinata da incubo. «Le maestre – racconta raggiunto al telefono dall’Ansa – ci hanno spiegato cosa stava avvenendo e che dovevamo stare tranquilli. E che lì saremmo stati al sicuro. Avevo paura perchè pensavo ai nonni, Anna e Antonio, che vivono nei paraggi. Non smettevo di piangere e con me gli altri». Antoine è il figlio di Dominique Trotta, una donna di origini italiane, figlia di Anna Landi che vive a Dammartin proprio dove sono stati uccisi i killer della strage di Charlie Hebdo.

L’assalto Cinque minuti di terrore, 12 vittime e 11 feriti, di cui 5 gravi ma non più in pericolo di vita. L’attacco messo a segno da tre uomini contro la sede del giornale, a Parigi, ha sconvolto la Francia. Accade giovedì. Killer incappucciati e armati hanno fatto irruzione nel giornale aprendo il fuoco con dei kalashnikov. Tra le persone che hanno perso la vita, 8 giornalisti, due agenti assegnati alla protezione del direttore, un ospite che era stato invitato alla riunione di redazione e il portiere dello stabile. 

Le ricerche Il giorno che segue l’assalto è drammatico almeno quanto il precedente. La città di Parigi è assediata dalla polizia e dalle teste di cuoio che individuano i due killer, i fratelli Kouachi, rintanati con degli ostaggi in uno stabilimento a 40 chilometri dalla capitale. Siamo a Dammartin. Michel Catalano, è l’ostaggio in mano ai due fratelli jihadisti, autori dell’attentato al settimanale satirico, asserragliati nella tipografia. Il primo a vedere l’ostaggio con i terroristi era stato il rappresentante commerciale di una ditta fornitrice della tipografia, che questa mattina aveva un appuntamento con Catalano. Scene di terrore, le stesse dove si affacciano le finestre dell’abitazione delle due sorelle di Giffoni. La polizia apre un negoziato con i due barricati all’interno della piccola azienda di Dammartin, dove l’assalto non è ancora stato sferrato e sono in corso colloqui telefonici.

La fine E’ partito il doppio assalto della polizia a Dammartin-en-Goele e a Parigi. Uccisi i tre terroristi che hanno tenuto in scacco la Francia per decine di ore: gli autori della strage di Charlie Hebdo e il killer di Parigi. Diversi ostaggi sono stati liberati. A tenere in scacco le teste di cuoio era stato finora anche il killer della poliziotta di ieri, che aveva preso in ostaggio sei persone nel negozio kosher di Parigi, tra cui un neonato. Fino a qualche ora fa si erano tenuti invece a Dammartin dei difficili negoziati con gli autori del massacro di Charlie Hebdo, barricati all’interno di una stamperia a nord est di Parigi, dove avevano preso un giovane in ostaggio. Durante una conversazione telefonica, i due assalitori di Charlie Hebdo avevano detto di voler «morire da martiri». Uno dei fratelli Kouachi, incrociato stamane da un commerciante di Dammartin, aveva detto: «Se ne vada, noi non uccidiamo i civili». 

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