Temperature record e treni affollati. Continua il disagio dei pendolari, ma anche dei ferrovieri (FOTO)

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Temperature record e treni affollati. Continua il disagio dei pendolari, ma anche dei ferrovieri (FOTO)

Cronaca di una giornata a bordo del treno che attraversa il Cilento

La corsa del treno Napoli-Cosenza delle 12,55 non riserva più sorprese. Una temperatura superiore ai 30 gradi, un caldo che seppure annunciato dai meteo, non ha trovato idonea risposta sui treni. Il pendolare, subissato da nuove ed univoche formule e regolamenti ferroviari, divenuto per forza di cose un pacifico ‘animale domestico’, si è abituato quasi a tutto. Il pendolare, ormai ben addestrato, sa ogni tatticismo per rendere il proprio viaggio migliore possibile, nonostante i ritardi, i guasti, le corse cancellate. Addomesticato a calcolare la posizione per un perfetto assalto al treno pur di avere un posto a sedere, si trova  all’improvviso ad affrontare un altro ostacolo: il caldo. Trenta gradi è una rarità in aprile. Sul treno, molti sono in piedi in attesa di chi dovrà scendere. Il caldo aumenta. Anche gli unici due finestrini d’areazione posti all’inizio e alla fine dei vagoni sono ermeticamente chiusi. Il treno così  affollato, le porte fra i vagoni che si chiudono a baionetta, lasciano stagnare il caldo. Persone allergiche non ce la fanno a stare nel vagone, si alzano a cercare aria nel corridoio di uscita. Il capotreno si vede sbucare fra la gente e risponde alle richieste di aiuto dicendo che l’aria condizionata non si può attivare. Bisogna cambiare il filtro. Farebbe danni un filtro sporco. Si boccheggia, ancora c’è chi indossa capi pesanti. Un ex ferroviere dall’altro capo del vagone gesticola, chiama il collega, gli fa le corna da lontano per i  finestrini che vede saldati da una  piccola barra di ferro. Il capotreno incassa e dice che per regolamento non si possono aprire. Ma se il giorno prima era possibile aprirli? In ventiquattro ore tutto cambia, per regolamento, pare. Che deve fare il capotreno (‘Mastrolindo tuttofare’) che dice che ha raggiunto le dieci ore lavorative al giorno, che ha un materiale sottomano in sfracelo, sempre di corsa fra l’utenza, il manovratore e il regolamento, che ormai controlla non più i biglietti, ma i piombi dei freni d’emergenza, le toilette senz’acqua, i finestrini rotti, i filtri, l’areazione? Quando su un treno si incontrano persone accomunati da un identico destino di chi viaggia (malamente) per lavoro e chi lavora (malamente) viaggiando, ci si ‘addomestica’, si diventa pacifici, quasi amorfi. Al regolamento però, ai politici che nulla smuovono, facciamo le corna.

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Le foto a cura di Maria Antonia Coppola. La riproduzione è riservata

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