«Io scampato alla guerra ho raggiunto il Cilento sui barconi dei ‘mafiosi’. Vi racconto la mia storia»

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«Io scampato alla guerra ho raggiunto il Cilento sui barconi dei ‘mafiosi’. Vi racconto la mia storia»

Partire, o meglio scappare per poter sopravvivere, sottomettendosi alla spudorata prassi dei trafficanti di uomini. Figli di una guerra che ingiustamente li giudica colpevoli e infedeli. Armi, uccisioni, esecuzioni e continui conflitti sono gli espedienti che drammaticamente hanno traumatizzato la giovane vita di questi ragazzi. E glielo si può leggere negli occhi, nelle mani scorticate e secche, nel fisico magro ed esile e nella voce pacata e timorosa. Sono sempre di più gli sbarchi che raggiungono le nostre coste. Se nel 2014 si è giunti alla fatidica cifra di 219 mila arrivi, c’è da preoccuparsi del fatto che dall’inizio del 2015 se ne contano già 23’550, nonostante la «bella stagione» non sia ancora al suo culmine. Una questione sempre più accesa quella dell’immigrazione che ora mette piede anche nel Cilento. Giovedì 19 rifugiati politici da Salerno sono stati trasportati nel centro di accoglienza «Mamma Graziella», di proprietà di Enzo Pasca, ad Orria. Sono ragazzi tra i 15 e i 21 anni, tra questi una sola ragazza. Da subito, specialmente i più giovani, hanno contribuito mettendo a disposizione scarpe, indumenti e cibo. Ora sono al sicuro, hanno cibo ed acqua, un posto per dormire e ricevere le eventuali cure mediche. Il sabato successivo, dopo essersi ben riposati e aver ritrovato le forze, un ragazzo di nome Oscar Adam, di appena 17 anni, accetta di raccontare al Giornale del Cilento la propria storia.

Oscar parte da Chisimaio, in Somalia, il 4 novembre dell’anno scorso. Parte per raggiungere l’Etiopia. Assieme ad altre 60 persone si muove principalmente a piedi. Per raggiungere l’Etiopia ha impiegato circa 15 giorni. Da qui si sposta in Sudan, dove incontra il suo trafficante che per 8 mila dollari gli avrebbe riservato un posto sull’imbarcazione. «I trafficanti – spiega Oscar – sono persone spietate, dei veri e propri “mafiosi” che hanno alzato un business enorme sulle spalle di chi cerca la salvezza». Ma il viaggio è ancora lungo, poiché dal Sudan toccherà raggiungere le coste della Libia attraversando gran parte del deserto. Il giovane, ancora sotto shock, ricorda quanti, durante questo stremante tragitto, abbiano perso la vita a causa della fatica, o quanti siano stati brutalmente ammazzati per aver chiesto cibo. Ad ogni tappa, il numero dei futuri emigrati aumentava vertiginosamente. In Libia, Oscar, assieme ad altre 440 persone viene rinchiuso dai trafficanti per 4 mesi in una stanza in condizioni pietose e senza nemmeno una finestra affinché il mare non presenterà le giuste condizioni atmosferiche per poter partire o affinché non si raggiungerà un numero prestabilito di «passeggeri». Mangiava una sola volta al giorno e per tutto quel tempo non vide neanche per un istante la luce del sole. «For four months I have not seen the light of the sun», ripete basito Oscar.

In Somalia, la gente come Oscar, è perseguitata dai seguaci di Al-Shabaab (Al-Qaida): un jihadista gruppo terrorista basato in Somalia. Una guerra che si fonda su radici religiose e che vede i musulmani che non fanno parte di Al-Qaida come infedeli e accaniti oppositori. Così, la paura di dover essere uccisi come molti dei loro amici e familiari, li porta a scappare verso l’Europa in cerca di pace e tranquillità. Quando il diciassettenne sale sull’imbarcazione, un gommone di 14 metri, si accorge che in 110 persone sarebbe stato impossibile riuscire ad arrivare sani e salvi fino a destinazione. Ma non è l’unico, basti pensare che i trafficanti, in quanto sono al corrente che tali gommoni non saranno mai in grado di resistere per l’intero viaggio, rilasciano su un pezzo di carta il numero della guardia costiera italiana. Portati in salvo dalla marina militare dopo 16 strazianti ore di viaggio, verso le 10 di mattina del 23 aprile approdano a Salerno dove 19 di loro vengono trasferiti nel cuore del Cilento. 

Qui finalmente, il loro lungo esodo potrà permettersi una pausa. Le pene di questa interminabile e sofferente odissea si fanno sentire sulla pelle dei poveri migranti a causa della mancanza della luce per così tanto tempo e per la duratura permanenza del sale sulla cute si ritrovano marchiati da screpolature e bolle e hanno prurito su ogni parte del corpo. Grazie al dottore Enzo Pasca, però, hanno già iniziato le diverse cure dermatologiche. Oscar ha un sogno nel cassetto: continuare gli studi in Europa e diventare un giornalista. Inoltre è convinto che solo attraverso l’estensione e la divulgazione della cultura europea la Somalia, l’Africa e l’intera guerra civile-religiosa potrà risolversi in nome della diplomazia. 

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