Il caso di Emilio Feola: salvato il braccio al costo di una gamba. Era in ospedale insieme al piccolo Jacopo morto durante una “banale” operazione. Parte I, la storia
| di Biagio CafaroI problemi di Emilio Feola, allora ragazzo 19enne di Serramezzane, sono iniziati in un pomeriggio di fine estate 2009. Erano le 18:00 del 31 agosto quando è stato coinvolto, da passeggero, in un incidente stradale, riportando un “politrauma con frattura esposta all’avambraccio destro”. Emilio, in seguito all’incidente, è stato trasportato in ambulanza all’ospedale di Agropoli dove l’hanno operato d’urgenza poiché “il braccio era a rischio”, hanno raccontato al giornaledelcilento i familiari. Dopo una prima operazione di tamponamento della ferita è stato trasferito all’ospedale San Luca di Vallo della Lucania dove i medici hanno concluso l’operazione. Caso ha voluto che durante il ricovero Emilio ha condiviso la camera con Jacopo De Martino, il giovane di Marina di Camerota, morto durante un comune intervento operatorio, a seguito di una lunga convalescenza dovuta ad un incidente stradale.
Dopo alcuni mesi un nuovo intervento per Emilio, questa volta si tratta di “un impianto di protesi interna. L’operazione consiste in un innesto osseo prelevando un frammento dal perone destro dello stesso paziente, un intervento di routine”, come raccontano i familiari.
L’operazione risale al 23 dicembre. Da quel giorno Emilio ha iniziato ad avvertire forti dolori alla gamba operata, la destra. “Immediatamente sono stati segnalati i problemi al personale sanitario, il quale – a detta dei familiari di Emilio – è stato molto superficiale. Il ragazzo è stato controllato solo dopo le vacanze natalizie”, continuano i familiari.
Il 13 gennaio Emilio è stato dimesso, ma il 15 gennaio i familiari lo hanno accompagnato nuovamente al Pronto Soccorso perché “perdeva troppo sangue, qui è stato medicato e ‘rispedito’ a casa”. Il giorno seguente la stessa trafila, con una variante, su pressante richiesta dei familiari è stato ricoverato. Solo il 19 gennaio, tramite l’ausilio del primario, si ci accorge “che è in corso un infezione all’arto e si ripulisce la ferita”, continua la ricostruzione dei familiari.
La necrosi era già in stato avanzato, ma la famiglia ha ottenuto il tanto sospirato trasferimento presso il Primo Policlinico di Napoli, il 2 febbraio 2010. Già dai primi sintomi i genitori hanno cercato una nuova sistemazione per Emilio. Ma, da quanto emerge dalle dichiarazioni dei familiari, “le altre cliniche contattate non volevano accaparrarsi responsabilità per danni causati da altri”.
Una volta al Policlinico, il chirurgo vascolare a cui è stato affidato Emilio ha gelato Emilio e i suoi familiari, comunicando che “le possibilità di salvare la gamba erano poche poiché affetta da fascite necrotizzante in stato avanzato in seguito ad osteotomia di perone destro” è il triste ricordo di chi ricevette quella notizia. Praticate le terapie per poter evitare l’osteomielite e il pericolo di shock settico, Emilio, il 16 febbraio, è stato trasferito presso il Centro grandi ustioni del Caldarelli a Napoli. Una equipe di specialisti di microchirurgia ha cercato di ricostruire i tessuti della gamba, eliminare l’infezione e chiudere la ferita “evitando così l’amputazione”, spiegano i parenti. Allora la gamba, nel punto dell’infezione, misurava 8 cm di circonferenza, mancavano tessuti per una profondità di ben 4 cm, “si vedeva l’osso”, commentano i familiari. Eliminato il pericolo di amputazione, Emilio è stato seguito sempre a Napoli anche al centro Cotugno, specializzato in infezioni gravi.
In seguito Emilio è stato visitato più volte per permettergli la deambulazione anche mediante ausilio di tutori. È stato operato a tal proposito a Latina da Jacques Béjui, il quale, spiegano i familiari, “ha sistemato posturalmente la gamba di Emilio”. Grazie a questa operazione ora riesce anche a camminare tramite l’ausilio delle stampelle, ovviamente entro i limiti che permette una gamba insensibile dal ginocchio in giù che non potrà più essere quella di una volta.
È la storia di un caso di malasanità? Emilio Feola e i suoi familiari stanno cercano di dare una risposta a questa domanda.
Continua…
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