Policastro Bussentino, a scuola di archeologia: studenti alle ricerca delle proprie radici

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Policastro Bussentino, a scuola di archeologia: studenti alle ricerca delle proprie radici

Mercoledì  23 maggio a Policastro Bussentino si terrà un incontro tra gli alunni delle scuole medie e l’associazione “Etruria Nova Onlus” nell’ambito del progetto Policastro Archeologia, il Campo Internazionale di Ricerca Archeologica al quale partecipano studenti provenienti da ogni parte del mondo.

Lo scopo dell’incontro è cercare di avvicinare i ragazzi all’archeologia, far comprendere ai  giovani la storia di Policastro in modo da avere una conoscenza approfondita del proprio territorio.

L’incontro è fissato alle ore 9,00 presso Istituto comprensivo di Policastro in via Giovanni XXIII. 

I ragazzi faranno una passeggiate didattica per il paese, per arrivare poi al Parco Archeologico Notaio Fulvio Pinto; il progetto nasce dalla collaborazione tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta,  il comune di Santa Marina e l’associazione “Etruria Nova Onlus”.

Un pò di storia L’unica sicura colonia greca attestata dalle fonti per il Golfo di Policastro è Pissunte, in grecoPyxous, la romana Buxentum, ogg iPolicastro Bussentino. Il nome è ripreso da una pianta abbondante in questi luoghi, il bosso, in greco pyxos, in latino buxus, da cui Buxentum. La pianta, con molteplici e importanti usi nel mondo antico, si trova raramente allo stato spontaneo, ma nel Cilento “cresce nelle zone più interne, sulle spondedel fiume Bussento, soprattutto nei pressi di Caselle in Pittari e alle faldemeridionali del Cervati”.

La città di Pyxous fu fondata, secondo un rapido accenno di DiodoroSiculo, nel 471 a.C.

 La fondazione non era casuale, ma rientrava nei progetti dei tiranni di Reggio, prima Anassilao, morto nel 476, e poi Micito, reggente a nome dei figli minori di Anassilao. la politica reggina mirava ad un’espansione verso nord, nella Magna Grecia, in alleanza con Taranto e a spese delle popolazioni indigene, in concorrenza con Siracusa. Ma solo due anni prima, nel 473, Reggio e Taranto erano state duramente sconfitte dagli Iapigi, popolo indigeno della Puglia, ed i soli caduti reggini ammontarono a tremila.

Evidentemente la fondazione di Pyxous rispondeva alla medesima politica di espansione, ma questa volta sul Tirreno, in un’area che doveva sembrare allora più tranquilla, abitata dagli indigeni Enotri,che già avevano assorbito molti elementi della cultura greca; l’area inoltre era controllata dai Focei di Elea, città da considerarsi amica d iReggio, come la vicina Poseidonia.

Tutti questi elementi facevano sperare in un rapido sviluppo della nuova città.

La colonia di Pyxous, come afferma esplicitamente il geografo Strabone descrivendo le coste dell’Italia meridionale, ebbe scarsa fortuna “Dopo Palinuro seguono un promontorio, un porto ed un fiume, che hanno tutti e tre lo stesso nome, Pyxous. Micito, reggente di Messina in Sicilia, vi inviò una colonia, ma quelli che vi si stabilirono allora, tranne pochi, presto l’abbandonarono”.

La città dunque fu quasi subito abbandonata dai coloni, e vi rimasero solo in pochi. Si è ritenuto che la zona sia stata occupata dai Lucani verso la fine del V secolo, costringendo gli abitanti alla fuga. In effetti, nelle fonti antiche non si parla più di questa città,che però è continuata, dalla romana Bussento.

Buxentum fa parte del gruppo di colonie romane fondato agli inizi del secondo secolo a.C., in seguito alla seconda guerra punica;  la fondazione avviene in più fasi, secondo il racconto di Tito Livio. In un primo momento, nel 197 a.C., su proposta del tribuno della plebe Gaio Atinio, si delibera la fondazione delle colonie, ciascuna contrecento famiglie fu poi dedotta nel 194 a.C. e ulteriormente rinforzata nel 186 a.C.

In epoca imperiale la conosciamo quale municipium retto da duoviri e recava un foro ed un macellum; menzionata ancora nel VI secolo d.C. da Stefano Bizantino divenne sede vescovile, essendoci noti per l’anno 501 il vescovo Rustico e per il 592 il vescovo Agnello.

Dopo vari secoli di silenzio (sicuramente falsa è la notizia di una distruzione saracena della città nel 915), la città compare nell’XI secolo sotto il dominio normanno ed è citata da Edrisi nel XII secolo quale fortilizio grande e popolato.

Dal XIII al XV secolo la città divenne a vicende alterne dominio feudale dei Sanseverino, dei Ruffo, dei Grimaldi, dei Petrucci, dei Carafa, ma il progressivo insabbiamento del suo porto  e le successive distruzioni cui la città fu sottoposta nel 1320 (ad opera dei genovesi di Corrado Doria), nel 1543 (ad opera del pirata Khair-el-Din, detto il Barbarossa) e nel 1552 (ad opera di Dragut pascià) sancirono la sua definitiva decadenza e riduzione a piccolo borgo.

Un pò di notizie L’associazione Etruria Nova è un’organizzazione no-profit fondata nel 2009 da Archeologi ed esperti nel campo dell’etruscologia, provenienti dall’Università degli Studi di Siena.

Un accordo di collaborazione tecnico – scientifica con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana ha permesso la creazione di una scuola di archeologia sul campo aperta a studenti e volontari con interesse per la cultura, la storia e la conservazione del patrimonio archeologico.

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