«I Discorsi Di Lisia», un focus sulla democrazia «imperfetta»: in scena a Velia l’opera sintesi di quattro orazioni dell’autore greco

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«I Discorsi Di Lisia», un focus sulla democrazia «imperfetta»: in scena a Velia l’opera sintesi di quattro orazioni dell’autore greco

«I discorsi di Lisia», un focus sulla democrazia «imperfetta»

In scena a Velia l’opera sintesi di quattro orazioni dell’autore greco

Martedì 23 agosto – ore 21 – Politecnico Teatro – regia Mario Prosperi

Una democrazia fragile, condizionata da poteri occulti e resistenze oligarchiche. È lo sfondo storico, riferito all’Atene della fine del V secolo a.C., che caratterizza «I discorsi di Lisia», lo spettacolo, che inaugura (martedì 23 agosto, ore 21), «Elea è Filosofia», il ciclo dedicato al teatro filosofico, ospitato nello scenario dell’acropoli dell’area archeologica di Elea-Velia, ad Ascea (SA).

L’opera è la sintesi in un’unica messinscena di quattro orazioni di Lisia, logografo (autore di discorsi) greco vissuto nell’Atene al crepuscolo dell’età classica, montate e tradotte da Mario Prosperi, recitate dalla compagnia del Politecnico Teatro di Roma. In uno spettacolo che lo stesso Prosperi, anche interprete dell’opera, ideò insieme al compianto Renzo Giovampietro e portò in scena per la prima volta nel 1963. Dopo la rappresentazione, c’è il dibattito «Giustizia e democrazia nei Discorsi di Lisia», in cui l’autore dialoga con il pubblico.

Lo sviluppo: siamo in un tribunale, dove i giudici a cui si rivolgono gli oratori sono gli spettatori. Il contesto politico dei processi è Atene, che, sconfitta dagli spartani, dopo il breve governo oligarchico dei Trenta Tiranni, torna (è il 404-3 a.C.) grazie al colpo di mano guidato da Trasibulo, alla democrazia. Inficiata però da una legge di amnistia imposta dagli spartani, che mantenevano un presidio armato sull’Acropoli.

Lisia era un meteco, ossia uno straniero che non godeva per nascita dei diritti di un cittadino, tra cui quello di promuovere cause. Ma i suoi meriti in favore della riscossa democratica gli stanno per valere questo diritto, che gli serve per accusare Eratostene, uno dei Trenta Tiranni, di aver fatto uccidere suo fratello Polemarco.

Intanto scrive le difese per altri: un barbiere che cerca di riavere una pensione che i Tiranni gli hanno tolto («Per l’invalido»), un anziano omosessuale accusato di aver provocato una rissa contro un rivale in amore che gode di protezioni politiche («Contro Simone») e un contadino che ha ucciso, cogliendolo sul fatto, un prepotente impunito, Eratostene, probabilmente parente del tiranno, che aveva rapporti con sua moglie («Per l’uccisione di Eratostene»).

Finché Lisia può parlare di persona. La causa («Contro Eratostene») è paradigmatica: da una parte la richiesta di giustizia e la condanna della dittatura, dall’altra l’opportunismo di chi al riparo di un’amnistia imposta dai nemici vuole continuare ad avere impunità e potere. L’orazione è vibrante, commovente e appassionata, ma la prudenza ambigua dei giudici prevale. Lisia perde la cittadinanza appena avuta per aver osato attaccare un intoccabile.

L’autore parla di analogie con l’attualità. «Riproporre questo lavoro oggi – sottolinea Mario Prosperi – ha senso soprattutto per le corrispondenze con la condizione odierna. Viviamo una democrazia debole, che teme troppe persone e situazioni. Noto che in Italia c’è difficoltà a fare un processo: troppe persone non hanno paura del tribunale e pare quasi un atto eroico mettersi dalla parte della legge. E da questo punto di vista la restaurazione della democrazia ad Atene nel 404 a.C. diviene un fatto paradigmatico, un momento in cui la battaglia per la giustizia è battaglia per la democrazia. E in cui il funzionamento del tribunale significa funzionamento della democrazia».

E oltre ai significati c’è l’intrinseco valore artistico dell’opera. «Lisia si raccomanda – fa notare Prosperi che inoltre sul palco interpreta proprio l’oratore greco – perché è un sublime scrittore, sembra Giovanni Verga della sua epoca. La sua prosa è di una bellezza straordinaria, capace di rappresentare la vita del suo tempo, con vivezza e abilità di far risaltare il dettaglio».

Il 26 agosto (ore 21) secondo e ultimo appuntamento di «Elea è Filosofia», con «Il dolore dell’altro», lettura dal testo omonimo del filosofo e scrittore Massimo Cacciari. Segue la conferenza «Filosofia e tragedia», tenuta dall’autore.

Foto a cura di Michele Calocero

L’iniziativa, organizzata dalla Compagnia Michele Murino – Cilento Arte, rientra nel Progetto «Il Racconto delle Pietre: la Provincia di Salerno tra Miti e Tradizioni», promosso e realizzato dalla Provincia di Salerno Settore Turismo, cofinanziato dall’Unione Europea, dallo Stato Italiano e dalla Regione Campania, nell’ambito del Programma Operativo FESR 2007/2013, ob.op. 1.9. «La tua Campania cresce in Europa».

Ingresso gratuito fino ad esaurimento posti. Navette (5 euro) dal parcheggio antistante l’area archeologica da e per l’acropoli di Elea-Velia dalle ore 19.30. Info: 334.3266442 – Pro-Loco di Ascea tel. 0974.972230

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