A ‘Che tempo che fa’, il caso Mastrogiovanni, una delle storie più toccanti del libro di Luigi Manconi

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A ‘Che tempo che fa’, il caso Mastrogiovanni, una delle storie più toccanti del libro di Luigi Manconi

Portati alla luce gli orrori di molti delitti accaduti all’interno degli apparati statali. Tanti gli aspetti, le storie delle vittime che il libro  “Quando hanno aperto la cella. Stefano Cucchi e gli altri” de ‘Il Saggiatore’, vuole onorare.

Il presidente dell’associazione per le libertà  ‘A buon diritto’, Luigi Manconi, professore di sociologia dei fenomeni politici all’università di Milano, è stato ospite della trasmissione andata in onda ieri sera su Rai3 ‘Che tempo che fa’ di Fabio Fazio. L’argomento di cui si è parlato riguarda un rimosso, ciò che non vogliamo vedere ed è affrontato nel libro di Manconi presentato nella serata tv:  “Quando hanno aperto la cella. Stefano Cucchi e gli altri” de ‘il saggiatore’.
Fra i personaggi messi sotto tutela dallo stato, che compongono la storia del libro, c’è il maestro Francesco Mastrogiovanni, un nome assurto ormai come icona delle condizioni disumane per cui un cittadino in regime di democrazia muore. Un’ icona dell’omicidio di Stato, del martirio gratuito e feroce, dell’umiliazione, della mortificazione, degli abusi, Un libro che non  lascia indifferenti per le storie che in forma narrativa vengono evidenziate e che riguardano le morti nelle carceri, ma più in generale, le morti di chi viene preso in custodia dalle strutture pubbliche, dallo Stato. Oltre alle carceri, in Tv si parla del nosocomio di Vallo della Lucania, del reparto di psichiatria, da mesi ormai chiuso, per essere stato giudicato in condizioni obsolete, chiamato in causa perché nel libro si parla delle morti delle persone in condizioni di privazione della libertà e durante l’intervista di Fazio si parla molto di Mastrogiovanni, costretto a subire nel 2009 un Tso (Trattamento sanitario obbligatorio) per alcuni comportamenti trasgressivi di cui si rese colpevole: violazione del codice della strada, eccesso di esuberanza. “Nessun reato commesso e subisce un Tso” sottolinea Manconi, “legato mani e caviglie ad un letto di contenzione, strumento di tortura che nel nostro ordinamento non dovrebbe nemmeno esistere nei termini e nelle forme per cui pure esiste, per 81 ore al termine delle quali muore per edema polmonare”.
81 0re consecutive di dimenticanza assoluta da parte di chi doveva invece garantirgli cura e tutela.

Nessuno lo vede? Chiede Fazio.

Gli risponde Manconi: “Peggio”.

“Molti lo vedono, non solo, in un particolare scioccante, una videocamera registra le 81 ore di un uomo crocifisso ad un letto che patisce un’agonia lunga e accanto al suo letto passa personale sanitario, infermieri e persino il primario.
Ora due domande ci siamo posti: è un caso raro? Certo, non è frequentissimo, ma è già successo. L’associazione ‘A buon diritto ‘ sta documentando questi casi, grazie al lavoro che la nipote di Mastrogiovanni sta intraprendendo, affinché la vicenda di suo zio non rimanga vana.

Poi c’è un’altra considerazione: com’è potuto accadere questo? E’ potuto accadere perché evidentemente ci sono nella nostra società zone che nemmeno sono oscure o in ombra, si parla di un reparto psichiatrico dove passavano lì persone con responsabilità deontologica e poi penale. In 19 sono stati rinviati a giudizio.   Il nodo fondamentale sta negli apparati statali che faticano a capire che in uno stato di diritto, i colpevoli devono essere sanzionati, mentre spesso si nega giustizia”.

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