Il Cilento degli sbarchi saraceni e Masaniello raccontato da Raffaele De Pascale: l’intervista

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Il Cilento degli sbarchi saraceni e Masaniello raccontato da Raffaele De Pascale: l’intervista

Dopo aver recensito il libro “Il fiore dell’agave” torniamo a parlare del romanzo di Raffaele De Pascale chiedendo direttamente a lui, con un’intervista, cosa si cela dietro questo lavoro.

D: Si presenti ai nostri lettori.
R: sono nato a Fisciano, mio padre era originario di Pisciotta. Emigrai a Torino all’età di 13 anni, e in questa città mi sono formato culturalmente. Ho conseguito la laurea in  filosofia classica. Studioso, tra altre cose, delle civiltà del manierismo e del barocco, ho dedicato i miei anni all’insegnamento e alla ricerca storico-artistica.

D: Come nasce il suo libro?
R: Il libro nasce da un periodo di frequentazione del Cilento. Mio padre lavorava sulla linea ferroviaria Salerno-Sapri ed era spesso assente da casa. Nei suoi brevi ritorni mi affascinava la descrizione mitica della sua terra. La storia che urgeva dentro di me si è collocata naturalmente in quei luoghi. A  ciò sono da aggiungere alcuni dati biografici di un mio amico di Eboli, originario di Ceraso.

D: C’è un fondo autobiografico più o meno dissimulato?
R: Il fondo autobiografico è inevitabile, anche se dissimulato dalle esigenze narrative.

D: Sono presenti, nell’opera, intenti polemici di ordine politico o socio–antropologico?
R: Più che di intenti polemici, si tratta della semplice esigenza di rappresentare la terra del Cilento e della sua gente, in tutto lo spessore socio-antropologico, e delle sue disavventure storiche, che, non le hanno procurato solo ritardi, ma anche grandi espressioni di umanità e di cultura.

D: Cos’è cambiato e cosa è rimasto simile, nel limite delle possibilità, nel Cilento dall’epoca narrata nel suo libro (quella degli sbarchi saraceni e della rivolta di Masaniello) ad oggi?
R: Mi verrebbe da dire che non è cambiato molto, ma sarebbe una polemica ingiusta. Il Cilento, a poco a poco, è emerso da un  plurisecolare isolamento e oggi fa sentire forte la propria presenza e specificità. Io ho voluto rappresentare la volontà di lotta di questo popolo che ne ha fatto vibrare il cammino storico. Non dimentichiamo che la Carboneria è nata nel Cilento.

D: Nel delineare i personaggi come Iacopo, Giulia, Rinuccio e Crisalinda si è ispirato a persone realmente esistenti o è tutto frutto della sua creatività?
R: I  personaggi di un romanzo sono spesso la condensazione di più figure che hanno inciso nella nostra vita. A volte sono anche una molteplicità di maschere di noi stessi.

D: Vuole aggiungere qualcosa?
R: Il libro è stato scritto per tutti, e coltivo il sogno che molti vi si riconoscano, anche solo per qualche dettaglio.

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