L’uomo che (non) guardava passare gli uccelli. Storia di ordinario spreco di fondi europei- Parte 2

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L’uomo che (non) guardava passare gli uccelli. Storia di ordinario spreco di fondi europei- Parte 2

L’iter progettuale dell’intera opera è stato caratterizzato da diverse fasi, durante le quali si sono susseguite modifiche e integrazioni varie, più o meno (im)probabili. L’idea ispiratrice originaria da cui si era partiti era semplicemente quella di valorizzare il patrimonio naturalistico, di realizzare delle voliere che fungessero da ricovero per gli uccelli e di adoperarsi principalmente per fare la rete sentieristica e la recinzione della vasta area in questione, di proprietà regionale. Ed era prevista la creazione di un’elistazione, per l’attivazione di un servizio antincendio in elicottero- da qualche anno realizzata e tutt’ora funzionante. In relazione alla parte faunistica del progetto, si era poi concepita pure la possibilità che venisse realizzato un centro per il ripopolamento della coturnice e della lepre italica; inoltre, era stato prevista l’eventuale realizzazione dell’ormai celeberrimo centro per lo studio delle migrazioni, ma inizialmente non era stata progettata nessuna struttura che potesse essere paragonabile a quella che attualmente insiste sul territorio.  Dopo un breve periodo di smarrimento, nel quale c’era chi aveva il sospetto che “coturnice” fosse una parola inventata là per là, si è passati agli step decisivi che hanno portato a partorire il fungo-palazzina di calcestruzzo su 3 piani; in precedenza si era ipotizzato che questi 3 “livelli” fossero divisi in diversi punti del declivio. Ma poi, forse, la volontà di toccare il cielo con un dito ha avuto la meglio, e si è optato per quell’unica costruzione. Alta, certamente ben visibile e, secondo molti, “pesante e paesaggisticamente devastante”.

L’aggiudicazione definitiva dell’appalto è datata 21 giugno del 2004. A beneficiarne è A.T.I. “Sacco Vincenzo e Figli s.r.l. – SAVI s.a.s.”, da Pontecagnano Faiano, che ha offerto il ribasso del 22,215% sul prezzo a base d’asta di E. 916.303,08 + E. 26.206,57 per oneri per la sicurezza. Tutto riportato sul Burc del 5 luglio 2004. Sulla Gazzetta Ufficiale si legge, inoltre, di un bando di gara indetto dal Comune di Centola, con scadenza datata al primo settembre del 2007, per “la fornitura e la collocazione di arredi presso il centro internazionale per lo studio delle migrazioni di Centola”.

Il nucleo centrale del progetto – la struttura della “cosa” – viene realizzato a tempo di record. All’improvviso, chi si è trovato in quel periodo a percorrere la Mingardina e ad alzare lo sguardo alla vetta delle colline, ha visto spuntare l’edificio. Ma non è stato mai definitivamente completato. Non sono ancora stati realizzati i collegamenti per portare alla sommità del “Chiancone” la corrente elettrica e l’acqua; inoltre, si parla dell’eventualità di realizzare una strada d’accesso al luogo, ma a riguardo non è ancora stato fatto nulla. Probabilmente, anche perchè i pareri relativi alla tutela ambientale pare non permettessero interventi di questo tipo, si incentravano sulla realizzazione del percorso sentieristico per accedere ai luoghi. Allo stato attuale si arriva nella zona del “Chiancone” attraverso uno sterrato pieno di sassi, a fatica percorribile in auto. La struttura giace mai utilizzata, da anni, lassù. Non custodita, praticamente abbandonata. Questo grosso fungo di calcestruzzo, che esternamente assomiglia più ad un residence che ad un centro di studi, posto in una posizione da cui si gode di una vista mozzafiato, giace considerevolmente danneggiato da atti vandalici perpetrati negli anni addietro. Porte sfondate, vetri spaccati, assi di legno qua e là, materiali lasciati presumibilmente nel periodo dei lavori effettuati. Intorno, la natura. E nelle immediate vicinanze, al confine con il terreno che appartiene alla Regione, la presenza di una proprietà privata, che praticamente lambisce la parte dello spiazzale dove c’è la struttura. Dunque non ci sarebbe un accesso “diretto” al luogo dove si trova la “cosa”, secondo quanto lamenta l’attuale sindaco di Centola, Speranza (vedi sotto). Per arrivare all’osservatorio, ipotizzando un percorso alternativo, si potrebbe fiancheggiare la delimitazione avventurandosi attraverso la fitta vegetazione adiacente, correndo il concreto rischio di essere azzannati da un tirannosauro o stritolati da un boa. Oppure si può spiccare il volo e planare direttamente sul tetto della struttura, sfruttando forza di volontà, immaginazione vivida e l’incoscienza del calabrone. Si può scegliere.

Ovviamente, l’impianto a fune per il trasporto dei materiali usati nella fase di costruzione, a cui si fa riferimento nel bando di gara “in considerazione del particolare pregio ambientale dell’area”, pensato per ridurre al minimo l’impatto ambientale dei lavori, non è mai stato realizzato.
Sono diverse le proteste relative all’impatto paesaggistico e ambientale dell’opera, oltre che a quello che tutt’oggi appare come un enorme sperpero di denaro pubblico, utilizzato nella realizzazione dell’ennesima opera incompiuta e ancora mai utilizzata.

Il Codacons Campania Onlus, nel “Secondo dossier Cilento del Codacons Salerno- L’emergenza ambientale nel territorio del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano” presentato nel maggio del 2009, fa un’analisi impietosa della situazione, nel paragrafo intitolato, senza lasciare margine interpretativo alcuno, “L’ultimo paradosso: gli Eco-mostri generati con i fondi P.O.R.”. L’associazione dei consumatori concentra l’attenzione sul progetto del Centro Studi sulle Migrazioni “a titolo esemplificativo, per comprendere il meccanismo di gestione dei finanziamenti comunitari nell’area del Parco”, dove l’Ente Parco ha “un ruolo centrale nella gestione dei P.O.R”. Secondo i tecnici e i legali del Codacons, la struttura in questione “crea paradossalmente un pregiudizievole impatto per l’ambiente e per il paesaggio, stante l’ampiezza dei volumi e l’utilizzo di materiali non eco-compatibili”. Il Codacons parla di “complessi non funzionanti, pur avendo determinato un esborso finanziario ingente”; la spesa totale prevista per il progetto, secondo quanto si legge nel Dossier, era di quasi 1 milione e 300 mila euro. E si legge, inoltre : “il Centro Internazionale per lo Studio delle Migrazioni (fortemente voluto dalla Regione Campania e con parere favorevole dell’Ente Parco) non veniva costruito, com’è da aspettarsi in un Paese normale, con materiali eco – compatibili e facilmente mimetizzati con l’ambiente circostante. Veniva invece edificata, con pesante calcestruzzo e in posizione dominante, una vera palazzina di TRE piani, a forma di “fungo” circolare. Veniva così portata a compimento la (definitiva) devastazione paesaggistica di un’intera area che scorre lunga la rinomata Mingardina, tratto prima di allora pregiatissimo. Tanto in nome dell’osservazione della fauna migratoria…” . Poi, rispetto alla questione generale della gestione dei fondi europei: “Tre i risultati conseguiti con (molti de)i P.O.R.: un clamoroso sperpero di denaro pubblico; un danno di immagine verso le istituzioni comunitarie e verso i contribuenti europei;nessuno sviluppo, anzi edificazione di nuovi eco-mostri che degradano il paesaggio. Il Codacons Campania ha presentato denuncia alla Corte dei Conti nazionale e comunitaria”.

Ad oggi, non si conosce il destino delle istanze presentate dal Codacons, in particolare di quelle eventualmente relative alll’osservatorio situato a Centola.
Quello che è certo è che, usando un eufemismo, in questa storia c’è più di qualcosa che non va. Un giovane di Centola, che si occupa proprio di studiare le migrazioni degli uccelli e che ha seguito dall’inizio l’iter relativo alla realizzazione dell’osservatorio sul “Chiancone”, ha riferito al giornaledelcilento.it di avere inviato al Parco e alla Regione “un sacco di mail” per conoscere lo stato della questione e per ricevere informazioni sui tempi dell’eventuale utilizzo della struttura. Non ha mai ricevuto risposta. L’uomo che guardava passare gli uccelli. Non a Centola, di sicuro.

Inoltre, non sembra chiaro nemmeno se ci sia mai stato un progetto definitivo relativo alle modalità e ai fondi di gestione delle strutture dell’osservatorio e delle altre opere collegate. Pare che, in generale, l’accordo iniziale prevedesse la realizzazione a carico della Regione e la gestione affidata al Comune di Centola; inoltre, il Parco avrebbe curato le questioni relative alle sofisticate attrezzature necessarie al funzionamento delle strutture e la Comunità Montana avrebbe messo a disposizione il personale per la realizzazione del circuito sentieristico previsto nel progetto complessivo denominato “I Miti”.
L’ex presidente del Parco del Cilento, Giuseppe Tarallo, ha riferito di contatti avviati con la Regione, durante il suo mandato, per l’eventuale affidamento all’Ente Parco della gestione del Centro. “All’epoca, non ho avuto la possibilità di visionare il progetto, del quale si è occupato l’ufficio tecnico dell’Ente Parco, diretto da Domenico Nicoletti. Di questo progetto, relativo alll’osservatorio di Centola, ho saputo solo dopo, purtroppo.” ha riferito Tarallo “Rispetto all’impatto paesaggistico dell’opera, si può discutere, è ovvio. Io, ad esempio, avrei pensato ad un edificio meno grosso. E comunque avevo proposto la presenza di un custode, di qualcuno che rimanesse anche a sorveglianza della struttura; avevo chiesto che fosse un luogo vissuto, in un certo modo”.

Invece è rimasto abbandonato, inutilizzato e ha subito atti vandalici vari. Ed ora qual è la situazione, quali prospettive possono esserci?
Da quanto si apprende dal Comune di Centola, dalla Soprintendenza di Salerno e dall’Ente Parco, i margini di risoluzione della faccenda sembrerebbero esigui. Nelle scorse settimane i tecnici del Comune hanno incontrato rappresentanti della Regione e della Soprintendenza. L’obbiettivo era sbloccare la situazione, dare un senso alla “cosa”. Non c’è stato accordo, questo appare chiaro.

All’epoca del progetto e della costruzione dell’ “eco-mostro”, il sindaco di Centola era Giovanni Stanziola. Romano Speranza, l’attuale sindaco di Centola, ha riferito: “La nostra amministrazione se l’è ritrovata lì, quella struttura. Abbiamo chiesto alla Regione di trovare il modo di far funzionare il Centro, si stanno valutando diverse proposte; noi abbiamo presentato un progetto per la realizzazione della strada e per la sistemazione dell’edificio, dopo i danni provocati dai vandali. C’è stato uno scontro con la Soprintendenza, succedono cose turche: loro hanno detto di voler abbattere la struttura e ripristinare lo stato dei luoghi, è assurdo. Prima la Soprintendenza ha dato un parere positivo sul progetto, e ora vuole abbattere; cerca il pelo nell’uovo, ma questo è inaccettabile. Non è possibile che funzionari dello Stato blocchino opere pubbliche in questo modo. Ci sono degli integralisti che non fanno il bene del territorio, se vogliono fare gli integralisti se ne vadano in Iran o in Afghanistan”. Poi, sullo stato delle cose: “Abbiamo chiesto di acquisire tutto il piazzale. E’ assurdo che ci sia una proprietà privata a 5 metri dal confine. Come fa la gente ad accedere all’osservatorio? Di questa cosa i funzionari responsabili dovrebbero rispondere. Ora è necessaria l’acquisizione di tutta l’area, altrimenti si dovrebbe creare un’altra strada, fare altri lavori, altri sbancamenti. E’ folle, così come il fatto che si pretendeva di portare il materiale sul posto con una funivia.” Sulla gestione: “Come Comune avevamo proposto di prendere la gestione, a condizione che si fosse conclusa l’intera opera, portando l’elettricità, l’acqua, sistemando la strada e la struttura. Ora non si sa cosa succederà, aspettiamo le decisioni della Regione. L’intenzione è quella di rendere funzionale la struttura”.

Intanto la Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici dI Salerno e Avellino, contattata dal giornaledelcilento.it, non è entrata nello specifico della vicenda. Ma ha fatto sapere che rispetto al Centro Studi delle migrazioni, l’Ente “ha dato un parere negativo”, non specificando se i funzionari della tutela paesaggistica e ambientale, in questo caso, siano indirizzati verso l’ipotesi dell’abbattimento di quello che il Codacons considera un “eco-mostro”. Ma risulta molto probabile. Anche se sembra difficile che si arrivi ad un’ordinanza di abbattimento, tenendo presente che la realizzazione della struttura in questione avrebbe ricevuto, all’epoca, i pareri positivi degli Enti preposti. La Soprintendenza, dunque, farebbe leva soprattutto sulla “devastazione paesaggistica” provocata dal Centro studi delle Migrazioni. Inoltre, pare che di recente sia stato presentato addirittura un progetto relativo alla costruzione di un parcheggio, nei pressi della zona in questione. Con tanto di piloni, impianto luci e altre delizie naturalistiche di tal genere. La Soprintendenza si sarebbe opposta e avrebbe bloccato tutto.

Dal canto suo, Amilcare Troiano, l’attuale presidente del Parco del Cilento e del Vallo di Diano, ha spiegato: “Mi sono sentito con Grassi (tecnico della Regione Campania). Stiamo cercando di intervenire, di dare una destinazione all’opera. Perchè o si utilizza, o la questione diventa “antipatica”, usando un eufemismo. La priorità è quella di far si che non si buttino i tanti soldi spesi per costruirla, dunque da parte nostra c’è la volontà di metterla in funzione, di utilizzarla. In relazione alla possibilità che si arrivi a poter mettere in moto e gestire il Centro, Troiano ha detto: “E’ importante che sia una cosa condivisa da tutti. Comunque da parte nostra c’è la disponibilità per un’eventuale gestione, magari insieme al Comune di Centola. Con il sindaco c’è una particolare intesa. Bisognerà vedere bene la destinazione, i fondi per la gestione e tutto il resto.” Sull’impatto paesaggistico e sull’uso di pesante calcestruzzo, a cui fa riferimento il Codacons – e forse anche la Soprintendenza – il presidente del Parco riferisce: “Non so dirle su queste cose specifiche, anche perchè non ci sono mai stato lassù”.

Dunque, valutando i parametri attuali del caso, sembra davvero azzardato scommettere sulla presenza sul “Chiancone”, a breve, di scienziati che studiano migrazioni, di ricercatori da tutto il mondo, di persone che gestiscono un voliere destinato al ricovero di animali e di studenti in visita guidata, vogliosi di conoscere innovative tecniche di ricerca. Pare che la Regione abbia proposto al Gal Casacastra, il Gruppi di Azione Locale, di far rientrare nell’ambito dei loro progetti naturalistici, relativi al paesaggio mediterraneo, anche quella zona del “Chiancone”. E il Gal sarebbe pronto a valorizzare lo straordinario patrimonio ambientale di questi luoghi; ma certamente non nutre interesse per il “residence”. E comunque, non c’è ancora nulla di definito. Se ne discute, per adesso.

Per ora, forse, ci si deve accontentare di un’inutile palazzina di cemento armato, a forma di fungo, vomitata in un posto incantevole. Intanto gli anni passano. Gli uccelli continuano a migrare, con la loro “illogica allegria”. E, probabilmente, stanno pensando di attrezzare un Centro Studi degli Sprechi Umani. Tra questi, forse analizzeranno con sarcasmo, stupore e incredulità il caso di quel milione di euro di denaro pubblico, sin’ora gettato alle ortiche, destinato all’osservatorio di Centola. O dato in pasto alla sfacciata e impunita inefficienza di funzionari e ammistratori della cosa pubblica. [continua…]

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