Progetto Capovolti, premio ‘Call 2014’ sulla disabilità mentale a Michela Patti

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Progetto Capovolti, premio ‘Call 2014’ sulla disabilità mentale a Michela Patti

Sabato 24 maggio al teatro Ghirelli a Salerno, si è tenuto l’incontro pubblico #perchisimescola, un convegno di informazione e approfondimento sull’inclusione sociale delle persone con disabilità mentale. Tra i partecipanti il sindaco di Montecorvino Pugliano Domenico Di Giorgio, il vicesindaco di Salerno Eva Avossa e l’assessore all’Ambiente Gerardo Calabrese, ma soprattutto rappresentanti dei diversi partners del progetto. Un momento pubblico di informazione e approfondimento sui temi legati all’inclusione sociale delle persone con disabilità mentale in una logica di progettazione e costruzione di esperienze concrete di coinvolgimento e costruzione di reti territoriali in cui favorire l’autodeterminazione delle persone con disabilità.

Il direttore del progetto Capovolti, Francesco Napoli, ha sottolineato che «più che un convegno, #perchisimescola, vuole essere uno spazio altro, con regole altre per intessere una nuova trama per l’inclusione sociale di persone con disabilità mentale, per ri-mettere al centro risorse e bisogni delle famiglie e degli utenti, per ripensare prassi e strategie condivise, per reinventare una comunità che ri-parte da se stessa e ri-costruisce il proprio destino di sviluppo».

Il premio speciale #perchisagustarla, è andato  alla quarta A dell’istituto Alfano di Salerno, mentre il premio Social è stato vinto da ‘Diversità bene comune’ di Mariarosaria Moffa. Il primo premio vincitore della Call 2014 è stato attribuito all’avvocato di Sala Consilina Michela Patti che ha presentato un contributo dal titolo: Giovani con disabilità mentale che delinquono, tra progetti di rieducazione e inclusione sociale. I risultati di una ricerca. «L’inclusione sociale delle persone con disabilità mentale – ha detto l’avvocato – è un tema assai dibattuto in ambito nazionale e internazionale. La situazione si complica per quei soggetti che a causa delle loro menomazioni mentali – dove per tali si intendono sia le menomazioni che non comportano la malattia mentale sia quelle che la comportano commettono dei crimini. Si dovrebbe raggiungere l’equilibrio tra esigenze garantistiche di tutela dell’individuo/disabile mentale che delinque e quelle di prevenzione dei reati e di tutela della collettività. La strada è tutta in salita,  ma non è escluso che – parafrasando quanto detto da Basaglia nelle conferenze brasiliane del ’79 – ‘l’impossibile possa diventare possibile’. Pur nelle contraddizioni e difficoltà quello che deve sostenere l’agire degli operatori tutti nonchè della società  è ‘la ricerca costante sul piano dei bisogni, delle risposte più adeguate alla costruzione di una vita possibile per tutti gli uomini’ (F. Basaglia, da Crimini di pace). Per promuovere la qualità della vita delle persone con disabilità mentale è necessario conoscere la specificità , la storia personale , il contesto in cui vive ‘quel disabile mentale’ che ha commesso ‘quel particole tipo di reato’. Solo in tal modo si possono implementare modalità di sostegno adeguate e offrire al disabile l’accesso a:  informazione, salute e cura, educazione, scolarizzazione e formazione».

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