L’uomo che (non) guardava passare gli uccelli. Storia di ordinario spreco di fondi europei – Parte 3

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L’uomo che (non) guardava passare gli uccelli. Storia di ordinario spreco di fondi europei – Parte 3

All’epoca della delineazione del progetto relativo al Centro Internazionale di studi delle migrazioni e alla generale gestione dei quasi 300 ettari di terreno regionale della zona di Centola in questione, il primo cittadino era Giovanni Stanziola.
Il giornaldelcilento.it ha contattato l’ex sindaco di Centola per porgli alcune questioni inerenti quel territorio e, in particolar modo, il “potenziale” osservatorio delle migrazioni.

Il Centro internazionale per lo studio delle migrazioni risulta, di fatto, un’opera che non è ancora stata completata. La struttura c’è, ma mancano tutti i servizi necessari al suo funzionamento…
In effetti, si era arrivati quasi alla conclusione dei lavori. Mancavano solo delle piccole somme per gli altri interventi. C’era da risolvere il problema dell’approvvigionamento idrico, quello dei telefoni, la questione del parcheggio, la corrente elettrica. Problemi che c’erano, ma erano per certi versi superabili. Per questi interventi sono stanziati dei fondi regionali a cui poi si sarebbe potuto attingere.

Quindi perchè, in sostanza, non sono stati effettuati questi lavori? Come mai il Centro non ha avuto subito acqua, corrente elettrica e tutto il resto?
La Regione aveva stanziato i fondi per l’opera; poi l’attivazione di queste misure specifiche del P.O.R (Piano Operativo Regionale, ndr) sono ad hoc e va richiesta valutando le varie misure di intervento.
Ad esempio, si era pensato alla realizzazione di un invaso per l’approvvigionamento idrico, per il quale comunque sarebbero stati necessari altri 300 mila euro circa. Per l’elettricità, a mio avviso si poteva pensare di istallare dei pannelli solari, più che una cabina elettrica.

E poi non si è fatto tutto ciò?
Per ciò che mi riguarda, va tenuto presente pure che il Parco progetti regionale è stato istituito nel gennaio del 2007. E io sono rimasto sindaco solo fino al marzo del 2007, quando ci sono state le elezioni per le comunali a Centola.

La Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici ha fatto una valutazione nettamente negativa dell’osservatorio delle migrazioni. Pare ci sia la volontà di chiedere l’abbattimento dell’edificio…
Tutto ciò lascia veramente perplessi. Anche perchè tutta l’area è stata pensata per essere al servizio del progetto-padre, quello del centro della biodiversità di Vallo della Lucania, che sta per essere completato. Un grande progetto, per i quali sono stati spesi circa 30 milioni di euro.
L’osservatorio, comunque, è stato costruito in un punto importante e strategico, dal quale c’è la possibilità di studiare le rotte migratorie degli uccelli.

La Soprintendenza, e non solo, si riferisce ad un impatto paesaggistico “devastante” conseguente alla costruzione del Centro. Cosa ne pensa?
Sono elucubrazioni che lasciano il tempo che trovano, tenendo presente che la questione dell’impatto visivo è molto soggettiva. Penso che l’intervento della Soprintendenza è sensato allorchè si altera la godibilità dei luoghi, ma non mi pare sia questo il caso. Inoltre, in un’area protetta come la nostra le valutazioni in merito dovrebbero competere esclusivamente al Parco. Basta quella di tutela, soprattutto ora che è stato approvato il Piano del Parco. La Soprintendenza, invece di concentrarsi sulla possibilità di riqualificare il territorio, vuole fare le pulci a tutti gli interventi. E’ una visione retrograda e arcaica della gestione del territorio. E poi, se si pensa all’opera precedente di controllo del territorio, da Agropoli a Sapri: sembra che la visione attuale della Soprintendenza non sia in linea con quella del passato.

Il Codacons, nel dossier presentato lo scorso anno, parla dell’uso di materiali “pesanti”, oltre che della devastazione paesaggistica provocata dalla presenza di una struttura di 3 piani posta in “posizione dominante”.
Non penso proprio sia così, anche perchè non riesco a capire il danno arrecato all’ambiente. Ripeto, sono valutazioni soggettive, che lasciano il tempo che trovano. Penso sia più utile concepire quella struttura come una risorsa, più che come un problema.

Il bando di gara per l’assegnazione dell’appalto relativo alla costruzione dell’osservatorio prevedeva l’utilizzo di un sistema di funi per il trasporto del materiale necessario all’edificazione, in modo da preservare lo stato dei luoghi e il suo “particolare pregio ambientale”. Perchè non è stato fatto?
Quel punto poi è stato superato. I materiali sono stati portati semplicemente attraverso la stradina che da Centola sale fino alle colline in questione.
Si è valutata poi l’opportunità di fare una seggiovia, dalle gole del Mingardo fino all’osservatorio, ma ci volevano altri fondi.

Questo non ha potuto influire sullo stato dei luoghi, può aver avuto un impatto negativo?
No, penso proprio di no.

In generale, all’epoca del progetto c’era una visione chiara di come utilizzare quel vasto territorio regionale?
Certamente si. Quello è un Parco faunistico-scientifico, ricco di risorse importanti. Ci sono delle sugherete di grande valore, tra le altre cose. C’è l’elistazione per il servizio anti-incendio, tutt’ora funzionante nei periodi estivi. In caso di incendio, siamo messi bene, i tempi di percorrenza si sono dimezzati. Oltre questo, il tutto va inquadrato nell’ambito comlessivo del centro per le biodiversità, le attività dovrebbero essere connesse a questo progetto di base.

All’epoca c’era un piano di gestione e di attuazione delle varie attività, ben definito?
Si prevedeva che la gestione sarebbe stata concertata tra il Comune e gli altri enti. E le azioni principali erano rivolte verso tre direzioni fondamentali: una gestione dell’osservatorio, una dell’eliporto ed una per il punto di accoglienza e vendita di prodotti tipici.
Si era ipotizzato il biglietto d’ingresso, una serie di eventi…ma molto dipendeva dalle università e da altre realtà, come ad esempio il centro ornitologico meridionale, con le quali stavamo perfezionando dei protocolli d’intesa per utilizzare al meglio le strutture. E si pensava dunque pure alla didattica, alla ricerca, agli studenti che avrebbero potuto fare degli stage di formazione nel parco faunistico.

La situazione attuale, però, appare diversa. Tutto sembra bloccato, e non si vedono tanti segnali di risoluzione immediata delle questioni in gioco. La struttura resta là, danneggiata e inutilizzata…
C’è una situazione di stallo, davvero singolare. Questo discorso sta dando alla Soprintendenza un potere di veto che non dovrebbe avere, ma che dovrebbe spettare solo al Parco.
Personalmente vedo l’osservatorio come una grossa opportunità per il territorio, da cogliere al più presto. Non come un problema.

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