Tre giorni fa è morto a Polla Domenico Capuano, un 62enne che viveva da solo, con problemi legati alla salute mentale e sotto attenzione dei servizi sociali. Il suo decesso ha provocato anche polemiche nel comune valdianese.
Interviene il suo curatore, l’avvocato Danilo Cozza. «Sono costretto a pubblicare un “intervento” relativamente a quello che è diventato argomento e “voce” di paese, e, che, invece, forse avrebbe dovuto destare l’interesse e l’attenzione della Comunità già da tempo e, probabilmente in ‘maniera diversa’, con la partecipazione attiva di tutta la popolazione, ognuno, nel suo piccolo con la partecipazione diretta e azioni finalizzate a contrastare fenomeni di discriminazione e favorire la riabilitazione.
Ovviamente posso confermare tutto ciò e l’interesse per questo argomento è frutto della mia esperienza personale quale ADS all’interno della Volontaria Giurisdizione del Tribunale e nei confronti del tema della salute delle persone beneficiarie e bisognose e, in parallelo, a chi in quest’area ci lavora.
Orbene, nel caso di specie, è stata disposta l’amministrazione di sostegno in favore del De Cuius Capuano Domenico, dopo aver accertato l’inadeguatezza del beneficiario e della famiglia (in effetti mai presente sin ora!!) ad occuparsi degli interessi e della gestione del patrimonio e dopo aver verificato l’inerzia del Mimmo (come eravamo soliti chiamarlo) nel prendersi cura della manutenzione ordinaria, comprensiva del pagamento delle bollette, dei beni immobili ereditari e della propria persona, che, appunto è stato individuato in un Avvocato specializzato nella materia, con il compito di guidare il beneficiario nelle scelte esistenziali ed assistenziali più rilevanti, oltre che di gestire i suoi interessi economici e patrimoniali.
L’amministrazione di sostegno è una misura di protezione finalizzata a ‘tutelare, con la minore limitazione possibile della capacità di agire, le persone prive in tutto o in parte di autonomia nell’espletamento delle funzioni della vita quotidiana, mediante interventi di sostegno temporaneo o permanente. Nel procedimento di amministrazione di sostegno, il giudice tutelare deve sentire personalmente il soggetto per cui viene richiesta la misura e tenere conto non solo dei suoi bisogni, ma anche delle richieste dell’amministrando’.
Nell’assumere la carica di amministrazione di sostegno nel caso del Capuano la situazione si è dimostrata, concretamente, tutt’altro che facile, da tutti i punti di vista: soprattutto negli ultimi tempi è stato necessario metterci l’impegno giusto ed avere la passione e l’animo giusto.
Uno dei motivi che ha portato alla nomina di un amministratore esterno, con preferenza rispetto ai familiari, è stato l’esistenza del rischio di disfunzionamento della macchina rappresentativa a causa di mancanza di , cioè lapalissiano che, in ragione delle peculiarità dell’istituto dell’amministrazione di sostegno, nonché della ratio per cui tale istituto è stato previsto, ai fini della scelta del soggetto al quale demandare la cura degli interessi del beneficiario particolare importanza assume “il clima e il contesto familiare”.
Nel caso del Nostro caro Domenico, sussistono ‘problemi endofamiliari’- quindi definiremo il problema come una crisi della relazione familiare in cui si contrappongono scopi diversi, disagio e sofferenza; rientrano, pertanto, nella definizione di ‘problema endofamiliare’ mancanze, litigi, qualsivoglia sia la loro origine (economica, gestionale, medica ecc.) che istillano la cultura del sospetto sino a creare, all’interno del nucleo famigliare, un clima di quotidiana tensione. La scelta dell’amministratore esterno, quindi, ha rappresentato la massima espressione della tutela degli interessi, delle necessità e dei bisogni del beneficiario. Orbene, qualora il beneficiario Domenico fosse stato o potesse essere sostenuto dalla protezione di una rete familiare, sarebbe stata esclusa e non necessaria la nomina di un amministratore di sostegno.
La perdita dei genitori, in particolare, in ultimo, della madre, infatti, ha implicato una serie di pesanti ripercussioni a livello emotivo e psicologico, ma anche materiale e logistico. Il sindaco, i servizi sociali del comune, gli agenti di polizia, i dipartimenti di salute mentale, e l’ADS si sono adoperati tutti per salvaguardare la salute e l’integrità di Mimmo, con le modalità previste dalla legge; Domenico, infatti, era in grado di autodeterminarsi relativamente agli atti della vita quotidiana, “aveva tutte le capacità e facoltà psicofisiche” , ma non riusciva ad attenersi alle prescrizioni mediche né ad essere aderente ad una opportuna terapia farmacologica e, talvolta, rifiutava la terapia – per cui sarebbe stata opportuna una presa in carico maggiore presso strutture terapeutiche di tipo comunitario; “l’Amministrazione di sostegno non può , però, sua sponte, adottare tali provvedimenti, se non strettamente necessari o di concerto con il beneficiario, nè le ‘Istituzioni deputate’ essere un rimedio alternativo per la risoluzione di conflitti endofamiliari , oppure di problemi che andrebbero risolti in strutture dotate di aree di degenza specialistica a trattamento intensivo che possa ospitare pazienti con tali patologie.»