Dal 2026 il costo della CO₂ entrerà nella vita quotidiana di famiglie e imprese. Con l’avvio dell’ETS2, il nuovo sistema europeo di scambio delle emissioni, anche i settori finora esclusi — trasporto stradale e riscaldamento degli edifici — saranno soggetti all’obbligo di acquistare quote di CO₂.
Il meccanismo, parte del pacchetto “Fit for 55”, impatterà direttamente su fornitori di carburanti, importatori di combustibili e distributori di gas, che dovranno acquistare permessi per le emissioni generate dai prodotti immessi sul mercato. Un cambiamento destinato a trasferirsi a valle, fino ai consumatori.
Secondo le stime, il valore del nuovo mercato in Italia è di circa 9 miliardi di euro ai prezzi attuali (60 €/t). Ma gli analisti prevedono che il costo della CO₂ possa raddoppiare o triplicare entro il 2030, spinto da una riduzione dell’offerta di quote e dall’assenza di allocazioni gratuite – previste invece nell’ETS tradizionale.
L’ETS2 si affianca al nuovo CBAM, il dazio climatico sulle importazioni ad alta intensità di carbonio, che comporterà la progressiva eliminazione delle quote gratuite per l’industria europea.
Per le imprese energetiche e della distribuzione dei carburanti la sfida non è solo regolatoria. Il carbon cost diventerà una voce permanente di bilancio, imponendo nuovi sistemi di monitoraggio, strategie di acquisto delle quote e politiche di pricing più sofisticate.
Per aziende e cittadini, invece, l’effetto sarà un inevitabile aumento dei costi di riscaldamento e trasporti.
Il vero nodo è capire chi pagherà il conto e quanto rapidamente il mercato saprà adattarsi a una trasformazione che segna l’inizio di una nuova fase della transizione energetica europea.




