14 Novembre 2025

Striscione per Cagnazzo e Cioffi in aula, lo sfogo del figlio Vassallo: «Disgusto per ciò che ho visto dentro e fuori dal Tribunale»

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Striscione per Cagnazzo e Cioffi in aula, lo sfogo del figlio Vassallo: «Disgusto per ciò che ho visto dentro e fuori dal Tribunale»

Si alza ancora la tensione attorno al processo per l’omicidio di Angelo Vassallo. A renderlo evidente è il duro sfogo pubblicato da Antonio Vassallo, figlio del sindaco pescatore di Pollica, nelle ore successive alla terza udienza pre-dibattimentale celebrata ieri al Tribunale di Salerno.

Tra i passaggi più forti del suo racconto, l’immagine di Lazzaro Cioffi, indicato dagli atti come possibile esecutore materiale dell’omicidio, presente in aula:
“Vedere in aula Lazzaro Cioffi, indicato dagli atti come possibile esecutore materiale dell’omicidio di mio padre, a pochi metri da me, libero, senza manette, perché ai domiciliari. Un’immagine pesante, che racconta più di qualunque parola gli orrori che abbiamo vissuto e che, purtroppo, continuiamo a vivere”.
Il post di Antonio si concentra anche su quanto accaduto all’esterno del Tribunale, dove familiari, amici e colleghi del colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, uno dei cinque indagati, hanno esposto uno striscione con la scritta “Verità e Giustizia anche per Fabio Cagnazzo”.

La presenza di alcuni militari in divisa o ex appartenenti all’Arma ha lasciato sgomento il figlio del sindaco: “I giornalisti presenti hanno riportato che tra quei manifestanti c’erano amici e colleghi militari. Se è così, è ancora più grave: significa che qualcuno, pur appartenendo a un’istituzione che dovrebbe difendere la legalità, sceglie di esporsi pubblicamente a favore di un imputato su cui, in aula, si è parlato di condotte gravissime, anomalie e comportamenti tutt’altro che trasparenti”.

Uno scenario che, secondo Antonio Vassallo, rende ancora più difficile un percorso già segnato da quindici anni di dolore, attese e ostacoli. Il suo sfogo si chiude con un passaggio che riassume tutta la frustrazione accumulata in questi anni: “Se io indossassi una divisa e credessi davvero nei valori che rappresenta, oggi proverei imbarazzo nel vedere certe scene. Quello che ho provato non è stata rabbia, ma disgusto. Disgusto per chi preferisce ignorare il peso delle carte, delle intercettazioni, delle omissioni e delle irregolarità ricostruite in quindici anni di indagini.”

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