Il car pooling in Italia sta attraversando una fase di crescita senza precedenti, trasformandosi da opzione marginale a scelta sempre più strutturale per pendolari, studenti e lavoratori che cercano un’alternativa economica e sostenibile all’auto privata tradizionale.
Negli ultimi mesi le principali piattaforme di condivisione dei tragitti hanno registrato un aumento consistente delle adesioni, segno di un cambiamento culturale ormai evidente: la crisi dei costi energetici, la maggiore sensibilità ambientale e la diffusione del lavoro ibrido stanno rendendo il viaggio condiviso non solo conveniente, ma anche socialmente accettato e persino preferibile.
A trainare la tendenza sono soprattutto le tratte extraurbane e i percorsi pendolari: Milano–Torino, Bologna–Firenze, Roma–Napoli restano le rotte più battute, ma cresce anche il fenomeno nelle città di medie dimensioni e lungo le direttrici universitarie. In molti casi i risparmi superano il 50% rispetto al viaggio in solitaria, senza considerare la riduzione stimata delle emissioni di CO₂, che secondo le piattaforme può arrivare a diverse tonnellate all’anno per le comunità più attive.
Sul versante pubblico, diversi Comuni stanno iniziando a integrare il car pooling nei propri PUMS (Piani Urbani della Mobilità Sostenibile), prevedendo parcheggi dedicati, incentivi e sperimentazioni in collaborazione con le aziende di trasporto locale. Un segnale che la mobilità condivisa, un tempo vista come fenomeno “di nicchia”, sta diventando un tassello della mobilità urbana del futuro.
Resta aperta la sfida culturale: nonostante la crescita, molti automobilisti italiani faticano ancora a condividere l’auto con sconosciuti. Ma la combinazione di costi più alti, attenzione alla sostenibilità e servizi digitali sempre più sicuri e regolamentati sembra stia scalfendo rapidamente questa resistenza. Il 2025 potrebbe essere l’anno della maturità definitiva del car pooling italiano, con benefici tangibili sia per le città che per il portafoglio dei cittadini.




