La discussione sulla futura manovra economica porta al centro del dibattito una misura destinata a far parlare di sé: una nuova tassa sui pacchi provenienti da Paesi extra-Ue. L’ipotesi, su cui il governo italiano sta lavorando in queste settimane, arriva all’indomani del via libera politico dell’Ecofin all’abolizione della franchigia doganale sui prodotti di valore inferiore ai 150 euro importati da fuori Unione.
La misura dovrebbe entrare in vigore nel 2028 ma il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha già espresso il desiderio di anticipare tutto al 2026, per proteggere più rapidamente le imprese europee dalla competizione dei colossi extra-Ue.
Fino ad oggi, miliardi di spedizioni di basso valore, in prevalenza dalla Cina, hanno potuto entrare nel mercato unico senza dazi, sfruttando un regime considerato sempre più anacronistico e fonte di concorrenza sleale per molte aziende europee. Il cambio di rotta, approvato lo scorso 13 novembre dai ministri dell’Economia dell’Ue, prevede che la riforma diventi pienamente operativa con l’avvio dell’EU Customs Data Hub, la piattaforma digitale che uniformerà la gestione doganale delle importazioni. Il debutto ufficiale è fissato al 2028, ma diversi Stati membri, Francia in testa, spingono per anticipare l’entrata in vigore.
Alla luce del nuovo scenario europeo, l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni sta valutando di introdurre un contributo fisso di 2 euro su ogni pacco extra-Ue, applicabile alle spedizioni leggere sotto i 2 kg oppure, in un’altra variante, a tutti gli ordini inferiori ai 150 euro.
Una misura che avrebbe una doppia funzione:
- frenare il boom dell’ultra fast fashion, che sottrae quote di mercato e gettito fiscale alle imprese italiane;
- allineare il sistema nazionale alla futura normativa europea, riducendo l’enorme flusso di pacchi di basso valore diretti ai consumatori.
L’idea era già comparsa in una bozza del ddl concorrenza ma non era stata inserita per i tempi troppo stretti. Ora potrebbe trovare spazio nella Legge di Bilancio, a condizione che arrivi il via libera tecnico della Commissione europea.
Il Codacons guarda con estrema preoccupazione alla proposta. Secondo le elaborazioni dell’associazione, nel 2024 sono entrati nell’Ue 4,6 miliardi di pacchi extra-Ue, il 91% dei quali provenienti dalla Cina. Applicando una tassa di 2 euro su ogni spedizione, il peso complessivo sulle tasche degli acquirenti europei sarebbe di 9,2 miliardi di euro all’anno.
Per gli italiani l’impatto sarebbe immediato: ogni ordine su Temu, Shein o AliExpress comporterebbe un sovrapprezzo fisso, indipendentemente dal costo del prodotto.
Accanto ai possibili rincari, il Codacons segnala un fenomeno parallelo in forte aumento. Numerosi consumatori hanno ricevuto negli ultimi mesi comunicazioni dall’Agenzia delle Dogane con sanzioni salate per presunta importazione di merce contraffatta acquistata su piattaforme cinesi.
Il nodo sta nel fatto che, ai fini doganali, il compratore è considerato importatore a tutti gli effetti. Se il prodotto risulta non autentico o privo delle licenze necessarie, la responsabilità ricade sul cittadino, che spesso non ha alcun modo di accertare la genuinità del bene prima della consegna.




