Vibonati : una centenaria quercia da sughero dimenticata

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Vibonati : una centenaria quercia da sughero dimenticata

Molti sicuramente non conoscono l’esistenza di un grande albero centenario che vegeta ancora  sulla statale 18, località Oliveto al km 213,500.
Ha un’età , secondo le analisi effettuate da specialisti, di circa 200 anni. Ha visto quindi lo sbarco di Carlo Pisacane.
Per trovarsi ancora lì dove è nato, ha sopravvissuto all’apertura della strada statale, il cui tracciato sacrificò tanti ulivi e pini molto antichi, che rimangono ancora qua e là quali testimoni di un golfo soprattutto verde. Il toponimo Oliveto è indicativo.

I grandi alberi sono degni di essere tutelati e protetti, perché  testimoni silenziosi del tempo, della storia, di ogni avvenimento quotidiano. Alcuni hanno superato anche i 1000 anni e ogni avversità.
Purtroppo nelle campagne , nei boschi e nelle periferie urbane gli alberi vengono considerati solo “produttivi” e soggetti a continui tagli, mentre molte specie di animali e di piante dipendono dagli alberi vetusti. Veri e propri “scrigni di biodiversità”, ospitano picchi,  rampichini, cince,  moscardini,  ghiri, pipistrelli e una moltitudine di specie di insetti.

In Campania non esiste una legge che protegga gli alberi vetusti, mentre in altre regioni italiane esistono normative precise per tutelare questi monumenti verdi, considerati, non a torto, strumenti importanti di controllo dell’inquinamento atmosferico, di fenomeni erosivi, di protezione dai rumori e dal vento. E’ stato dimostrato che le piante sono in grado di riassorbire ozono, polveri sottili, ossidi di carbonio, azoto e zolfo. Figuriamoci la funzione di conservazione della biodiversità e di controllo dell’inquinamento che svolge un albero centenario!

Nel  Cilento vi sono numerosi alberi centenari: basti pensare agli olivi e alle querce sparsi nel territorio. Alberi che spesso vengono abbattuti solo per usarli come legna da ardere: tanto è vero che questi preziosi monumenti della natura stanno diventando una specie rara, una specie “in via di estinzione”. 
Dovrebbero essere quindi tutelati da norme precise.
 In verità nel marzo 2002 l’amministrazione comunale, sollecitata da alcune classi elementari, emise un’ordinanza che è rimasta affissa sull’albero, ma ormai molto consumata e spesso  illeggibile. Si legge comunque che “costituisce quale risorsa straordinaria un patrimonio storico-ambientale del Comune e come tale deve essere tutelata e mantenuta in un buono stato di conservazione”. E ancora: “L’amministrazione provvederà tramite i propri uffici a far effettuare accertamenti anche straordinari sulle condizioni di stabilità e fitosanitarie dell’albero”
Sono naturalmente vietate “cementificazioni, edificazioni, accensione di fuochi, scarichi e depositi di materiali inquinanti e nocivi, accumulo di materiali di risulta e simili nell’area di vegetazione della pianta”.
Purtroppo, registriamo che un rigagnolo d’acqua di dubbia natura, a considerare l’odore che emana, scorre proprio sotto il poderoso tronco, coricatosi per il suo peso sopra la ringhiera di ferro, e un piccolo rudere si alza a ridosso della quercia .
(Al riguardo del rigagnolo maleodorante un maligno ha avanzato l’ipotesi che la longevità e la mole della quercia dipendano proprio dalle sostanze contenute nell’acqua).

Il parco nazionale ( Vibonati è area contigua), dove “la natura è protetta”, non ha ancora censito i suoi monumenti verdi.
Si potrebbe cominciare dalla quercia da sughero nascosta sotto la Statale 18 e farne un monumento da tutelare salvandola da l’incuria, proprio come una chiesa antica , un area archeologica.

Questo grande albero mi è stato indicato da Roberto Zacco, presidente del Comitato Parco Marinella  che si è interessato nel 2009 presso la Regione Campania per proteggere la sughera ancora produttiva.
Occorre adesso che scuola, associazioni ecologiste, comitati e comuni cittadini si attivino subito per ricuperare e valorizzare il “Grande vecchio” dimenticato, ma ancora vivo ed utile ad esempio per l’inquinamento provocato dal traffico sulla statale: gli olivi sono spariti per far posto alle “Ginestre”.

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