“L’operato di alcuni può salvare o può uccidere tutti!”

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“L’operato di alcuni può salvare o può uccidere tutti!”

Lo sdegno di un cittadino, Annibale Conforti, che dall’episodio dell’assassinio di Angelo Vassallo ne trae un’acuta e amara riflessione sul fare politica nel Cilento.

 

La metafora del buon “Pescatore”

In onore di Angelo Vassallo

di Annibale Conforti

 

“La bellezza della costa e del mare del Cilento va difesa… il territorio è l’unica cosa che abbiamo!” Così diceva Angelo Vassallo (sindaco di Pollica), e per l’ennesima volta pochi giorni prima della sua uccisione.

Per anni e anni, la maggior parte dei nostri amministratori locali ha fatto credere ai più che l’edilizia fosse il settore trainante dell’economia e, in nome di questa strana “teoria”, ha dichiarato legittimo, quasi doveroso, sacrificare la nostra terra a quegli imprenditori che generosamente costruivano in lungo e in largo senza troppi freni.

I risultati? Analizziamoli oggi, ma con saggezza, prendendo a criterio il respiro lungo della storia e non il fiato corto della cronaca.

Ebbene, molti di quei politici hanno avuto facile consenso elettorale per amministrare potere, alcuni di quegli imprenditori hanno fatto tanti soldi, mentre per tutti gli altri giunge inesorabile il conto.

I dati economici: nelle nostre aree, l’emigrazione è ripresa in maniera molto forte, l’edilizia residenziale è pressoché ferma (la casa, la si compra dove si va a vivere, e si vive dove si va a lavorare), e, dulcis in fundo, la disoccupazione giovanile tocca punte del 65%!

Pur volendo considerare tutto il lavoro nero, quindi non censito (e pur volendolo pessimisticamente portare alla quota del trenta per cento), ciò significa in pratica che la popolazione più giovane si divide adesso in tre grandi fette: un terzo è destinato inesorabilmente all’emigrazione, un terzo è posto dinanzi alla scelta se seguire i primi o lavorare qui, ma a nero e in condizioni molto precarie (per non dire ai limiti di una moderna schiavitù), mentre solo al rimanente terzo è data la fortuna di godersi la vita in una delle parti più belle del Mondo.

In realtà, quel modello di sviluppo, disegnato da un manipolo di politici, imprenditori e ingegneri senza scrupoli, ha portato risultati solo apparenti e che non sono durati più dello spazio di un mattino: è chiaro che facendo edificare case su case si ha un effetto economico, com’è chiaro che quei pescatori che, in disprezzo delle regole di buonsenso, usano reti a maglia stretta e le gettano anche nel periodo di riproduzione portano a casa molti più pesci degli altri.

Ma questa ricetta ci ha fatto diventare semplicemente un “territorio di seconde case”, che in alcuni periodi dell’anno si affollano di carovane di bizzarri villeggianti i quali – con al seguito zie, nipoti, suocere e compari… casse intere di acqua minerale e rotoli sfusi di carta igienica – quando arrivano a destinazione fanno più pensare alla fase finale di un’evacuazione di massa che non all’inizio di una vacanza.

Ma, soprattutto, quella ricetta ha deturpato, violentato, distrutto grandi parti della nostra terra, che respingono oggi il turismo di qualità.

Continuando a pescare anche piccoli e femmine gravide, quegli uomini egoisti hanno fatto ora ridurre il pescato ai minimi termini, mettendo a repentaglio la sopravvivenza dell’intera comunità.

In altre località, invece, come a Pollica (comune nel cuore del Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano), il territorio è stato molto tutelato. La fortuna lì ha voluto che prendesse le sue redini un semplice e straordinario pescatore, Angelo Vassallo (sindaco dal 1994 al settembre del 2010), che ha fatto ciò che era considerata da parecchi un’eresia: è andato ben oltre i limiti e i vincoli che vi sono in un parco nazionale, rendendoli molto più stringenti. L’edilizia abitativa (portata già a livelli spropositati negli anni Sessanta e Settanta), è stata programmata nell’interno e pianificata sulle reali esigenze della popolazione, ed è stata invece completamente impedita sulla costa (ad Acciaroli, la sua più famosa frazione), favorendovi solo quella finalizzata alle strutture ricettive (alberghi, pensioni, bed and breakfast, agriturismi, ecc.) e, più in generale, alle attività di servizi (ristoranti, pub, bar, locali commerciali in genere). Si è ingenerato così, nel tempo, un circuito economico basato su un turismo di alta qualità, non solo balneare, ma anche ambientale e destagionalizzato (presente cioè non solo nella stagione estiva, ma per più di sei mesi l’anno), che ha portato una grande ricchezza e che ha determinato una favolosa inversione di tendenza: chi era emigrato tanti anni fa oggi comincia a tornare nella terra natia per lavorarvi. Tutti gli indicatori economici sono positivi: ne è un’importante riprova il valore commerciale degli immobili, giunto fino a diecimila euro al metro quadrato.

Lì “il Pescatore” è stato saggio ed onesto, e ora nel mare c’è pesce in abbondanza per tutti!

L’equazione, in realtà, è l’esatto contrario di come ce l’hanno rifilata: laddove si è costruito di più, la ricchezza è concentrata nelle mani di pochi e c’è più disoccupazione, laddove si è costruito di meno, la ricchezza è più diffusa e c’è meno disoccupazione!

E la cattiva politica che l’ha propagandata è la prima responsabile di quelle “valigie di cartone” che essa decantava di voler evitare e che, invece, a migliaia i giovani delle nostre zone stanno preparando.

Ribadisco, quella politica dissennata ha portato solo alla concentrazione di grosse fortune nelle mani di pochi: questi ultimi hanno ora pesce in grande quantità, che essiccato o messo sotto sale, potrà essere gustato un po’ alla volta, mentre agli altri non resta che morire di fame.

Morale della favola? Sapete che cosa succedeva nelle antiche comunità che vivevano di pesca?

I pescatori più saggi ne erano acclamati come “guide”, mentre a quelli che, per arricchirsi facilmente, pescavano in modo da mettere a rischio la sopravvivenza degli altri era offerta una sola scelta: o l’esilio o la morte!

Perché una tale severità? Perché quei popoli avevano capito quello che presto capiremo anche noi: cioè che l’operato di alcuni può salvare o può uccidere tutti!

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