Borghi, fiumi e grotte: il lato nascosto e refrigerante del Cilento

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Borghi, fiumi e grotte: il lato nascosto e refrigerante del Cilento

Nell’entroterra del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è un po’ più fresca e soprattutto rifugi naturali che sembrano fatti apposta per chi non ama la calca, ma nemmeno vuole rinunciare alla bellezza. Basta abbandonare le direttrici principali e seguire le stradine secondarie per scoprire una geografia della frescura: fiumi che sgorgano da grotte profonde, canyon nascosti, faggete vetuste, sorgenti cristalline e altopiani ventilati. Un fresco più profondo, che tocca i sensi e li calma. Nei paesi che punteggiano l’interno – da Piaggine a Felitto, da Sanza a Rofrano – a ogni fontana si può ancora bere l’acqua che viene dalla montagna. Si cammina tra archi, lavatoi e scalinate consunte, mentre il profumo del basilico e degli orti sale dalle corti interne. Uno dei luoghi dove il caldo un po’ si arresta è la Gola del Calore a Felitto, qui il fiume si incunea tra pareti calcaree creando anse profonde, rapide, laghetti. La vegetazione è rigogliosa e la luce filtra appena. Qui l’acqua è verde smeraldo e fredda tutto l’anno. Nei tratti più riparati si può sostare a piedi nudi sulle rocce lisce, con il suono dell’acqua che accompagna la giornata. Più a sud, nel territorio di Morigerati, si entra in un mondo quasi ipogeo: la Riserva del Bussento custodisce una delle rarità idrogeologiche più sorprendenti d’Italia. Qui il fiume scompare nel sottosuolo e riemerge tra felci e rocce muschiose, in una gola freschissima, dove le temperature almeno al mattino sembrano appartenere a un altro mese. Lungo il sentiero che scende verso l’oasi, anche il fiume in località Isca, alla frazione Sicilì, offre riparo dal caldo. Nel Vallo di Diano, la frescura assume altre forme. È quella immobile e minerale delle Grotte di Pertosa-Auletta, dove si entra in barca, scivolando sull’acqua all’interno della montagna. Qui la temperatura non supera mai i 15 gradi, e l’aria è spessa di gocce. Camminare nei corridoi naturali scavati dal fiume Negro è un’esperienza che mescola natura e suggestione, ideale nelle ore più calde. Anche le Grotte di Castelcivita, più a nord, offrono un rifugio simile: un lungo labirinto di sale, stalattiti e silenzi preistorici, perfetto per chi cerca un pomeriggio fuori dal tempo. Più in alto, tra i Monti Alburni, la temperatura cambia ancora. Le alture boschive tra Petina, Sicignano e Sant’Angelo a Fasanella sono coperte da faggete vetuste. Ancora più selvaggi sono i boschi del Monte Cervati, tra Piaggine e Sanza, dove il Cilento si fa Appennino e la quota regala un’aria leggera, asciutta. Ma il fresco non è fatto solo di altitudine. A volte basta un borgo, come Roscigno Vecchia, dove le case in pietra rimaste intatte conservano il buio e il silenzio di un tempo andato. Qui, passeggiando tra le rovine ancora vive, si avverte una calma che rinfresca dentro. Lo stesso accade a San Severino di Centola, aggrappato a uno sperone di roccia che domina il fiume Mingardo.

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