Camerota, il sindaco replica: «Mai pronunciate frasi offensive, attacco costruito su una ricostruzione distorta»

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Camerota, il sindaco replica: «Mai pronunciate frasi offensive, attacco costruito su una ricostruzione distorta»

Dopo la lettera aperta diffusa ieri dal gruppo consiliare di opposizione “Camerota – Impegno Comune”, interviene il sindaco Mario Salvatore Scarpitta, che definisce le accuse ricevute “infondate, gravemente lesive e costruite su una ricostruzione volutamente distorta dei fatti”.

Al centro della polemica vi sarebbero alcune espressioni attribuite al primo cittadino e pronunciate, secondo l’opposizione, al termine dell’ultima seduta del Consiglio comunale. Il sindaco, però, smentisce categoricamente qualsiasi riferimento a frasi offensive, omofobe o discriminatorie.

«Tali affermazioni non mi appartengono – ha dichiarato Scarpitta – e chi mi conosce sa bene quanto io abbia sempre agito nel rispetto della persona e dei valori dell’inclusione».

Il sindaco ha poi aggiunto: «Il consigliere che oggi si dichiara offeso in aula è la stessa persona che io stesso, da sindaco, ho voluto nominare vicesindaco all’inizio del mandato. Una scelta condivisa con tutta la maggioranza, che ha sempre seguito una linea di rotazione tra le frazioni del territorio, così come stabilito già in fase di campagna elettorale. Non si è trattato dunque di una rimozione, ma dell’attuazione di un principio politico trasparente, volto a garantire equa rappresentanza a tutte le comunità del nostro Comune».

In merito all’interruzione della diretta video del Consiglio comunale, il sindaco precisa che «non è stato lui a ordinare lo spegnimento della telecamera». A confermarlo, secondo quanto riportato, sarebbe anche la testata incaricata della registrazione, Licusati Live: «L’operatore ha chiesto se la seduta fosse conclusa e, ricevuta conferma, ha interrotto la diretta come da prassi consolidata».

Scarpitta ha infine detto: «Trovo inaccettabile che si sfruttino dinamiche interne al confronto politico per lanciare campagne diffamatorie e delegittimanti. Il Consiglio comunale deve essere luogo di dibattito, anche acceso, ma sempre nel rispetto della verità. Chi usa parole come “odio” e “intimidazione” per screditare l’avversario mostra una pericolosa deriva del ruolo istituzionale che ricopre».

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