Carabinieri intercettati: «Angelo Vassallo era un cretino, con due fratelli coglioni»

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Carabinieri intercettati: «Angelo Vassallo era un cretino, con due fratelli coglioni»

«Angelo Vassallo era un cretino, con due fratelli coglioni, non stava bene con il cervello, era a capo di una cosca, non era un sindaco eroe». È una delle frasi intercettate nelle settimane successive all’omicidio del sindaco di Pollica, assassinato la sera del 5 settembre 2010. Non proviene da ambienti criminali, ma da due carabinieri: un alto ufficiale originario di Pollica e l’allora comandante della stazione del paese. Parole che, a distanza di quindici anni, fanno ancora più rumore. A riportarlo è il Fatto Quotidiano.

Le conversazioni finite sotto controllo dai pm della Dda di Salerno, nell’ambito delle prime indagini, restituirono un quadro sorprendente. Invece di commenti di camorristi, spacciatori o faccendieri osteggiati dal “sindaco pescatore”, furono proprio i militari a lasciarsi andare a insulti e accuse, arrivando a preparare azioni legali contro la famiglia Vassallo.

In una nota alla Procura, il capo della direzione investigativa antimafia segnalava il «particolare livore nei confronti dei fratelli Vassallo» da parte dei due ufficiali. Addirittura uno dei carabinieri, citando un avvocato, usava l’espressione: «Li massacriamo», riferendosi a una querela contro Massimo e Dario Vassallo, colpevoli di aver denunciato pubblicamente l’isolamento in cui era stato lasciato il fratello.

Secondo quanto riportato da il Fatto Quotidiano, i brogliacci delle intercettazioni sono ora agli atti del processo che si aprirà il 16 settembre a Salerno. Alla sbarra con l’accusa di concorso in omicidio aggravato dal metodo mafioso ci sono il colonnello Fabio Cagnazzo, l’ex brigadiere Lazzaro Cioffi, l’imprenditore Giuseppe Cipriano e il collaboratore Romolo Ridosso. Un quinto imputato, Giovanni Cafiero, legato al clan Cesarano, risponde insieme a Cagnazzo, Cioffi e Cipriano solo di traffico di droga, considerato dalla Procura il movente dell’omicidio: Vassallo sarebbe stato eliminato perché aveva scoperto e stava per denunciare quel giro.

I due carabinieri intercettati mentre insultavano il primo cittadino non sono imputati nel processo, ma le loro parole restano inquietanti. Avrebbero dovuto proteggerlo, invece ne sminuivano la figura, arrivando a negare che meritasse i funerali di Stato. Come riporta il Fatto Quotidiano, in un’altra telefonata il comandante affermava: «Non è il sindaco eroe, ma un padre che pensava ai fatti suoi», sostenendo che frequentasse «due puttanelle».

Il generale rincarava: «Ha fatto la figura del cretino». E ancora, nelle stesse settimane, parlando dei fratelli Vassallo, li definiva «due coglioni» che non meritavano alcuna considerazione. Commenti velenosi, rivolti anche alla magistratura che subito dopo l’agguato aveva definito Vassallo “un eroe”.

Frasi che oggi, nel giorno del quindicesimo anniversario del delitto, riemergono come uno spaccato del clima di ostilità che circondava il sindaco pescatore. Un uomo che per molti era diventato un simbolo di legalità, ma che per altri, come emerge dalle intercettazioni citate da il Fatto Quotidiano, rappresentava invece un bersaglio da screditare anche dopo la morte.

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