Cilento, picchia l’avvocato che non vuole restituirgli i soldi: 35enne condannato

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Cilento, picchia l’avvocato che non vuole restituirgli i soldi: 35enne condannato

Aveva aggredito il proprio avvocato a pugni per costringerlo a restituire 2.700 euro, somma versata come compenso professionale. Ora un 35enne di Agropoli è stato condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione per estorsione. La sentenza è stata emessa dalla Corte di Cassazione, che ha confermato il verdetto di secondo grado. In appello era caduta l’accusa di lesioni per intervenuta prescrizione.

La vicenda risale a qualche anno fa e coinvolge un legale di Salerno, incaricato di difendere l’uomo, il fratello e il padre in un procedimento per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Il compenso pattuito, compreso di rimborso spese, ammontava a 2.700 euro. L’imputato, non soddisfatto dell’esito della richiesta di revoca della misura cautelare, rigettata dal Tribunale del Riesame, si è presentato dallo stesso avvocato accompagnato da un’altra persona, lo ha minacciato e aggredito fisicamente, ottenendo indietro l’assegno.

La difesa ha cercato di derubricare il reato sostenendo che si trattasse di un “esercizio arbitrario delle proprie ragioni”, ritenendo che l’uomo volesse soltanto il rimborso di quanto pagato, a fronte di una difesa giudicata inefficace.

La Cassazione ha respinto questa tesi, sottolineando come per distinguere tra esercizio arbitrario e reato di estorsione sia determinante la finalità: nel caso in esame, il gesto violento non si fondava su basi oggettive, ma su una pretesa soggettiva e arbitraria.

Con la decisione della Suprema Corte, la condanna è ora definitiva.

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