30 Ottobre 2025

Fiume Mingardo, viaggio nella valle che “ispirò Dante”, tra fascino e leggenda

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Fiume Mingardo, viaggio nella valle che “ispirò Dante”, tra fascino e leggenda

Ai piedi dello sperone roccioso dominato dal borgo medievale di San Severino, nel comune di Centola, la valle del fiume Mingardo si restringe in una forra nota come la Gola del Diavolo, offrendo alla vista, tra strapiombi di rocce e vegetazione lussureggiante, uno scenario incantevole.

Un’aura mitologica avvolge questo paesaggio ombroso e suggestivo. Una leggenda identifica infatti il Mingardo con lo Stige, fiume infernale menzionato da Virgilio nella narrazione della morte di Palinuro: “Il Dio sulle tempie gli scuote un ramo bagnato nel Lete,/ carico del sonno potente dello Stige.” Il Lete sarebbe invece il vicino Lambro. Un’ulteriore leggenda vuole che la bellezza inquietante della valle abbia ispirato perfino Dante Alighieri, suggerendogli la struttura dell’Inferno. Sul versante sinistro, peraltro, una strada dall’andamento tortuoso ricorda i gironi infernali.

Sebbene nessuna prova storica confermi queste teorie, si può intravedere un possibile legame (anche se indiretto) tra Dante e il territorio nella sua ammirazione per Virgilio e nel suo amore per i miti classici. L’Inferno stesso riprende diversi elementi dell’oltretomba virgiliano, fra cui la palude dello Stige, dove Dante colloca i peccatori d’ira e d’accidia: “L’acqua era buia assai più che persa”, si legge nel settimo canto. “In la palude va ch’ha nome Stige/ questo tristo ruscel, quand’è disceso/ al piè de le maligne piagge grige./ E io, che di mirare stava inteso,/ vidi genti fangose in quel pantano,/ ignude tutte, con sembiante offeso.”

Leggenda o meno, resta il fatto che qui, nella gola del Mingardo, il paesaggio “selvaggio e aspro” evoca atmosfere dantesche. Mentre si ascolta il canto dell’acqua sulle pietre nel silenzio profondo della valle si può dare spazio alla fantasia, immaginando d’essersi persi nella selva oscura o in uno dei gironi. Si prova allora un piacevole senso di smarrimento, come se davvero, fra queste rocce senza tempo, riecheggiassero le urla dei dannati.

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