5 Dicembre 2025

IA e lavoro: quali professioni rischiano di scomparire?

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IA e lavoro: quali professioni rischiano di scomparire?

Il progresso dell’intelligenza artificiale — dalle grandi reti neurali generative all’automazione avanzata di compiti ripetitivi — sta ridefinendo non solo come lavoriamo, ma chi lavora e come. Molte professioni tradizionali rischiano di scomparire o evolvere rapidamente, mentre nascono nuovi ruoli — spesso più complessi, specializzati o “ibridi”. Ma è anche un cambiamento pieno di ambivalenze: opportunità alternative, nuove competenze richieste, ma anche incertezza e disorientamento.

Quali lavori sono più a rischio (e perché)

Profilo delle mansioni vulnerabili

L’IA tende a “colpire” soprattutto quei lavori caratterizzati da: compiti ripetitivi, routinari, prevedibili; gestione di grandi quantità di dati, documenti, informazioni strutturate; procedure standardizzate, con scarsa necessità di creatività, empatia, giudizio umano complesso.  In questi contesti un algoritmo o un sistema automatizzato può spesso fare meglio — più veloce, meno errori, senza limiti di turno. 

Settori e professioni esposte

Secondo varie analisi e report recenti, le seguenti categorie sono quelle con maggior rischio:

  • Impiegati amministrativi e d’ufficio, addetti al data‑entry, segreteria, gestione documenti e pratiche. 
  • Servizi clienti e call center: chat‑bot, assistenti virtuali e sistemi automatizzati gestiscono già un numero crescente di richieste standard. 
  • Contabilità, contabili, bookkeeper, addetti a operazioni finanziarie semplici: l’IA può automatizzare elaborazione di dati, bilanci, reportistica e verifiche. 
  • Produzione industriale, linea di montaggio, lavori manuali ripetitivi: robotica + IA già sostituiscono operai in attività standardizzate di assemblaggio, controllo qualità, stoccaggio. 
  • Trasporti e logistica, soprattutto per mezzi e consegne standardizzate: con l’evoluzione di veicoli autonomi e sistemi automatizzati, alcune mansioni potrebbero sparire o trasformarsi. 
  • Ruoli che richiedono elaborazione testi, analisi dati base, ricerca di informazioni, sintesi — ad esempio: paralegali, analisti di base, redattori, addetti a compiti ripetitivi in ambito legale/contabile/administrativo. L’IA può svolgere molte di queste operazioni in modo rapido e accurato. 

In sostanza: più una professione si basa su compiti standardizzati, ripetitivi o prevedibili — meno “umanità richiede” — più è vulnerabile all’IA.

Non solo “sparizione”: l’evoluzione di ruoli e competenze

La storia non è necessariamente quella di un’espropriazione netta — cioè non sempre l’IA “uccide” un lavoro e basta. Spesso si tratta di una trasformazione del lavoro, di un “ricollocamento” delle competenze. Alcune ricerche mostrano che l’IA sostituisce certi compiti all’interno di un ruolo, ma allo stesso tempo aumenta la domanda di competenze complementari — digitali, critiche, creative, relazionali. 

In pratica: può ridurre il bisogno di certe attività routinarie, ma aumentare il valore di capacità umane difficili da automatizzare — come creatività, empatia, negoziazione, pensiero critico, adattabilità.

Inoltre, l’IA può generare nuovi lavori, in settori come l’ingegneria dell’IA, la manutenzione di sistemi complessi, il design etico e l’interpretazione dei risultati, la supervisione, la formazione — ruoli che richiedono competenze nuove e trasversali. 

Quali sono i fattori di incertezza e i limiti del “rischio”

È importante sottolineare che:

  • Non tutte le professioni “a rischio” scompariranno: molto dipende da come si evolve la domanda, dagli investimenti in automazione e da scelte aziendali, normative, culturali. 
  • Alcuni lavori — soprattutto quelli che richiedono interazione umana, creatività, empatia, decisioni complesse — sono più difficili da automatizzare (es: ruoli in assistenza, cura, educazione, creatività, arte, strategie complesse). 
  • Il cambiamento può essere graduale e sfumato: l’IA potrebbe sostituire solo alcune mansioni all’interno di un lavoro, non il lavoro intero. Questo rende difficile prevedere con precisione quali mestieri “scompariranno” e quali diventeranno ibridi o evoluti. 

Impatti sociali e sul mercato del lavoro: chi rischia di più?

  • I settori a più basso livello di specializzazione, con compiti routinari e standardizzati, sono i più vulnerabili. 
  • Ci può essere un aumento delle disuguaglianze: chi ha competenze aggiornate, istruzione, flessibilità e capacità di adattarsi potrà trarre vantaggio. Chi invece svolge mansioni semplici potrebbe trovarsi più esposto alla perdita del lavoro. 
  • Mercati del lavoro e sistemi formativi rischiano di essere messi sotto stress: servirà investire molto su formazione continua, riqualificazione, politiche di transizione per evitare che l’adozione dell’IA generi disoccupazione e precarietà su larga scala.

Cosa possono fare lavoratori, imprese e istituzioni per prepararsi

  • Aggiornamento e formazione continua: acquisire competenze digitali, ma anche soft‑skills: creatività, problem solving, comunicazione, etica, adattabilità.
  • Puntare su occupazioni “IA‑resistenti”, ovvero lavori che richiedono empatia, creatività, supervisione, cura, interazione umana, giustizia, cura sociale.
  • Promuovere politiche attive del lavoro: programmi di riqualificazione, supporto alla transizione, incentivi per imprese che creano nuovi ruoli “umano‑centrati”.
  • Ripensare il concetto di lavoro e valore: in un mondo automatizzato, potrebbe divenire fondamentale ridefinire il lavoro come qualcosa che non sia solo esecuzione di compiti, ma anche creatività, collaborazione, cura, innovazione, umanità.
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