Sigillo musicale del Giubileo della Speranza 2025 sarà mercoldì 19 novembre nella capitale del Kosovo, Pristina, sala Rossa del Palazzo della Gioventù e dello Sport, ore 19,30 e domenica 23 novembre, ore 18,30, in Roma, nella Basilica di Santa Maria in Aracoeli, l’esecuzione dell’ Oratorio per solisti, coro misto e orchestra La tempesta sul lago, un’opera giovanile dell’indimenticato Cardinale Domenico Bartolucci.
Una imponente produzione, questa, nata dalla sinergia dell’ Opera del Kosovo della Presidente del C.d.A. Rreze Kryeziu Breznica, di Dardan Selimaj, direttore della Kosovo Philarmonic, di Franco Biciocchi presidente della Fondazione Domenico Bartolucci, in sinergia con Daniela Traldi Presidente Confederazione Lirica e Sinfonica, eventi che saluteranno la presenza di Sua Eminenza Reverendissima Cardinale Dominique Mamberti, Presidente Onorario della Fondazione Cardinale D. Bartolucci e di Sua Eccellenza Silvio Gonzato Ambasciatore dell’Unione Europea presso l’Albania, che ha visto il direttore generale, la violinista Abigeila Voshtina, affidare la direzione musicale dei solisti, il soprano Besa Llugiqui, il mezzosoprano Ivana Hoxha, il tenore Carlos Cardoso e il basso-bariton Biagio Pizzuti, dei Filarmonici e del coro dell’Opera del Kosovo al Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli.
Grande impegno e soddisfazione per la Kryezu Breznica, la quale ha dichiarato: “L’anno giubilare è un momento di rinnovamento, riflessione, e speranza; è il tempo in cui i popoli e le nazioni si riuniscono per celebrare la rinascita spirituale e culturale. Esso simboleggia altresì l’apertura, il perdono, nonché l’idea di avviare i propri passi verso un futuro condiviso insieme a gli altri. Per il Kosovo, essere parte del Giubileo è particolarmente significativo. Siamo un Paese giovane, con un’anima culturale vibrante e creativa, costantemente in crescita, che apre nuove porte alla nostra gente. L’aver preso parte a un evento globale di tale portata mostra quanta strada hanno fatto le nostre istituzioni in Kosovo, e con quanta fiducia e sicurezza di noi stessi stiamo ora sullo scenario e palcoscenico internazionale. È, per ciò che la presenza della Filarmonica e dell’Opera nazionale del Kosovo a Roma conta così tanto. Esibirsi nello straordinario brano “La tempesta sul lago” di Domenico Bartolucci sotto la direzione del meraviglioso maestro Sipari, supportati generosamente dalla Fondazione Bartolucci e dalle nostre istituzioni nazionali, non è solo un ingaggio e coinvolgimento artistico, è un momento simbolico che mostra quanto la voce culturale del Kosovo venga ora ascoltata, accolta e celebrata, all’interno d’un evento storico che rappresenta unità e palingenesi. Per noi, la performance giubilare diventa un ponte gettato tra la creatività tradizionale e moderna, tra l’Italia e il Kosovo, e tra il nostro passato e il futuro che stiamo costruendo. È un onore, una responsabilità, e una magnifica opportunità poter condividere con il mondo ciò che siamo”.
“Fin dalla nascita della Fondazione Cardinale Domenico Bartolucci, l’ente che mi pregio di presiedere – ha continuato il Presidente della Fondazione Franco Biciocchi – ha conservato, promosso e divulgato l’opera del Maestro, sacerdote e compositore fiorentino, per cinquant’anni direttore della Cappella Musicale Pontificia “Sistina”, creato cardinale da Papa Benedetto XVI in ragione del suo servizio alla Chiesa e ai Pontefici. Dal 2003 sono state numerose le collaborazioni con vari enti musicali, lirici e sinfonici finalizzate all’esecuzione delle sue opere. L’occasione odierna che ci vede riuniti per ascoltare “La Tempesta sul Lago” eseguita dal Coro e dall’Orchestra Filarmonica del Kosovo e dal Coro dell’Opera del Kosovo è sicuramente una fra le più importanti, che vede coinvolte le massime istituzioni lirico–sinfoniche del Paese, unitamente a solisti di fama internazionale. Questo grande oratorio, grazie al lavoro del Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli e a tutti gli artisti ci permette di ascoltare uno dei capolavori del maestro, eseguito in un contesto internazionale in cui si vedono riunite eminenti personalità della cultura e della diplomazia. La Fondazione plaude a questa iniziativa ed auspica che possa essere l’inizio di un fecondo percorso di collaborazione, evidenziando come la musica sacra abbia anche la capacità di creare ponti di dialogo e amicizia fra paesi e culture”. Sul podio di questi due grandiosi concerti ci sarà il M° Jacopo Sipari, che già da tempo divulga l’opera del Cardinale Bartolucci in giro per il mondo.
“Sono molto contento – ha rivelato il direttore – di essere ritornato qui in Kosovo alla testa di queste splendide masse orchestrali e corali, quest’ultimo preparato meravigliosamente dal M° Hajrullah Syla, ovvero dell’opera e della filarmonica insieme, per questa produzione bellissima, ovvero questo oratorio, che pretende una profonda lettura e comprensione, essendo molto ricco di citazioni, anche operistiche, tanto da poterlo definire un’opera sacra. Le voci sono trattate con grande attenzione e raffinatezza e il tenore evoca la scrittura dell’ultimo Verdi, un’opera che certamente resterà nel cuore di quanti avranno la possibilità di ascoltarla, poiché ti avvicinano concretamente al divino, lasciando trasparire la fede del compositore. Libretto e momento in cui è stato composto influiscono sulle scelte delle tonalità, davvero particolari, e la seconda parte resta un capolavoro, tra l’altro giovanile, poiché composto da un Bartolucci appena diciottenne. Onore ed onere di andare così a concludere questo Giubileo con quest’opera di rarissimo ascolto, portando avanti l’idea di eseguire l’integrale delle opere del Cardinale, impreziosita dalle voci di quattro solisti di caratura internazionale”.
Il passo del Vangelo di Marco, insieme a quelli di Matteo (8.23) e Luca (8.22) sono l’essenza dell’Oratorio La Tempesta sul Lago che, un giovanissimo e talentuoso, Domenico Bartolucci, appena diciottenne, compone nel 1935. L’ oratorio è diviso in due parti e affidato a quattro solisti: la Pia donna, interpetrata dal soprano, lo Scriba un contralto, Gesù affidato alla corda di basso-baritono e lo Storico, il tenore. La prima parte, che si svolge sul lago di Tiberiade, si apre con un’ampia introduzione orchestrale, che lascia lo spazio al coro, “Maria et flumina….laudate Dominum”, quale nodo di congiunzione con il finale dell’oratorio, ad esaltare i poteri sacri del Cristo sugli elementi della natura. Lo Storico descrive le folle che corrono a Gesù, che compie miracoli. Uno scriba chiede lui di essere accettato come suo seguace, ma Gesù pone la condizione dell’abbandono dei beni terreni. Imbarcatisi tutti, Gesù allude all’assenza di una dimora fisica di chi è votato allo Spirito: “Vulpes foveas habent….Filius autem hominis non habet ubi caput reclinet.” Alla domanda del coro: “Ubi dormis? Ubi Habitas?”, risponde: “Qui sequitur me, non ambulat in tenebris”. La prima parte dell’oratorio si chiude con l’inno dei Vespri della festa di Cristo Re: “Te saeculorum ianuam principem”, una melodia incantevole, elevata dalla Pia Donna, alla quale si unisce il coro con “Paradisi ianuam tecum ingredimur”, unitamente al quartetto di voci soliste. La musica manifesta l’ingresso nel Paradiso, promesso con determinazione e certezza, per mezzo di scale di semicrome solide e piene, d’infallibile potenza. La seconda parte dell’Oratorio, si apre con un Allegro moderato, che evoca la tranquillità delle acque. Il coro canta la gioia di navigare insieme a Gesù. Segue un “Allegro”, preceduto da un “Mosso”, dove la musica sottolinea il rapido cambiamento degli elementi, descritto dallo Storico, per poi decrescere alle parole “Jesus autem dormiebat”. Il coro supplica ancora “Domine salva nos”, ma Gesù, destatosi, rimprovera i seguaci per scarsa fede e comanda alle acque del lago di calmarsi. Tutti manifestano la loro fede nel Signore (Tui sunt coeli et tua est terra) e la confermano quando li interroga ancora: “Habetis fidem, o filiii?” La Pia Donna canta la speranza nel Signore e prega di non restare confusa in eterno, attraverso l’invocazione del Te Deum laudamus. I naviganti, ancora presi da gran timore, prima s’interrogano su chi sia colui al quale obbediscano gli elementi, poi, riconoscono che è veramente il Figlio di Dio.
E dopo la vivace e contemporanea partitura orchestrale, in cui spiccano già il ritmo incisivo e l’originale creatività melodica, arricchita dalle scale che la permeano, tra sestine e quartine con dentro terzine, per sottolineare il senso drammatico del momento, non immemori della Leggenda lisztiana St. Francois de Paule: marchant sur les flots, in un gioco tensivo che coinvolge tutte le sezioni dell’orchestra, in un crescendo sonoro sino allo squassante grido dei Discepoli “Domine, salva nos”, la pace profonda, l’immagine del lago tranquillo e veemente, che sembra che sembra stabilito là per l’eternità. Lungo il piano orizzontale stretto ritornano a scambiarsi senza posa cadute d’acqua, stabili, instabili, al di qua dei segnali definiti, al di qua del silenzio, che non esiste e che è, forse, lo sfondo dell’ Essere. Con un linguaggio conciso e un’estetica essenziale, arricchito da sonorità modali, reinterpretate in chiave contemporanea, la musica di Domenico Bartolucci, giunge ad esprimere, con profonda sensibilità, il contrasto tra la fragilità e l’inquietudine dell’uomo e la maestà del cammino divino, affidando tutto alla Fede e alla Speranza.




