La maestra di Carlo Acutis: «Ho messo la nota a un santo. Scoprimmo dopo che aiutava i poveri»
| di Luigi Martino
Sarà proclamato santo oggi in piazza San Pietro Carlo Acutis, il ragazzo milanese morto a soli 15 anni per una leucemia fulminante e già conosciuto in tutto il mondo come il “santo del web”. Alla canonizzazione, accanto ai genitori Antonia Salzano (originaria di Centola, nel Cilento)e Andrea Acutis e ai fratelli Michele e Francesca, ci sarà anche chi lo ha visto crescere tra i banchi di scuola: la maestra Valentina Quadrio (nella foto a sinistra), che di Carlo conserva ricordi vividi e teneri, tra marachelle e gesti di straordinaria generosità.
Uno degli episodi rimasti impressi nei registri scolastici risale ai primi anni Duemila, all’Istituto Marcelline di piazza Tommaseo. Carlo e due compagni si nascosero nell’armadio per evitare un’interrogazione di matematica, riemergendo all’improvviso con un “buuuu!” che fece esplodere la classe in una risata generale. Un comportamento che gli valse una nota, ma che oggi restituisce l’immagine di un adolescente vivace, normale, capace di coniugare l’ironia con una fede profonda.
«Alle elementari non l’ho mai visto litigare con nessuno» ricorda la Quadrio. «Se un compagno era in difficoltà, lui era il primo ad alzarsi e ad aiutarlo. E quando due bambini si azzuffavano, riusciva a smorzare la rabbia facendoli ridere. Aveva una luce negli occhi, una serenità contagiosa».
Un ragazzo “sano farabutto”, come affettuosamente lo definì la preside delle medie, ma con un lato nascosto che emerse soltanto al funerale, quando la chiesa di Santa Maria Segreta a Milano si riempì non solo di amici e compagni, ma anche dei senzatetto che Carlo conosceva per nome e a cui destinava i soldi della paghetta. «Fu allora che capimmo che quel “di meglio da fare”, con cui giustificava i compiti mancati, significava aiutare i poveri» racconta l’insegnante.
Carlo era nato a Londra, aveva frequentato la scuola dell’infanzia al Collegio San Carlo e, dal 1998, le elementari alle Marcelline. Più tardi si iscrisse al liceo classico Leone XIII, ma non fece in tempo a concludere il secondo anno. La malattia lo portò via in pochi giorni, nell’ottobre 2006.
«Avrei preferito averlo ancora qui, piuttosto che un alunno santo» confessa la maestra. «Ma oggi sono serena: so che la sua testimonianza, con la fede vissuta nella quotidianità, può aiutare tante persone».
La sua storia dimostra che la santità non è fatta solo di gesti straordinari, ma anche di piccoli atti quotidiani di solidarietà e di gioia condivisa. Ed è con questa eredità che oggi, davanti a centinaia di migliaia di fedeli, Carlo Acutis entra nell’albo dei santi della Chiesa cattolica.
Foto Corriere della Sera
©Riproduzione riservata