Tra novembre e dicembre, mentre le corsie dei supermercati si riempiono di panettoni, ceste regalo e bollicine, cresce un fenomeno piuttosto preoccupante: i tentativi di taccheggio aumentano in media del 40% nelle settimane che precedono le festività natalizie, con un incremento del 20% sull’intero trimestre invernale.
A documentarlo è l’analisi “Trend Crimini in Retail & GDO nel periodo invernale e natalizio” condotta da Blindzone, startup nata nel 2025 all’interno dell’hub tecnologico campano Zumbat che ha sviluppato una piattaforma di intelligenza artificiale applicata alla sicurezza dei punti vendita.
Un dato che si inserisce in un contesto italiano già critico: secondo il Retail Security Report 2023 di Checkpoint Systems, gli ammanchi di magazzino nella grande distribuzione e distribuzione moderna valgono oltre 6 miliardi di euro l’anno, pari all’1,6% dell’inventario totale. Un problema strutturale che include furti esterni, sottrazioni interne, errori logistici e sprechi e che, tra maggiore affluenza, ritmi di lavoro intensi e pressione sui consumi, a Natale si amplifica.
Perché a Natale si ruba di più e quali sono i prodotti più “gettonati”
Blindzone ha individuato quattro cause che rendono le festività natalizie un periodo di vulnerabilità per il retail: per prima cosa, l’abbigliamento invernale, come cappotti e giacche pesanti, facilita l’occultamento della merce; poi, l’alta affluenza dei clienti riduce il controllo visivo diretto; a questi fattori si aggiungono i turni intensi che affaticano maggiormente il personale e abbassano la loro attenzione e, infine, la pressione sociale alla spesa spinge tristemente alcune persone oltre le proprie possibilità economiche.
Tra le categorie più colpite ci sono liquori e superalcolici, profumi e cofanetti cosmetici e, fenomeno recente, i calendari dell’Avvento del settore beauty.
Inoltre, la startup ha osservato un aumento dei furti organizzati in gruppo, con ruoli ben distinti: c’è chi si occupa di distrarre il personale, chi invece di manomettere le etichette antitaccheggio e chi occulta la merce in borse schermate o a doppio fondo.
“Il periodo natalizio rappresenta il momento di massima vulnerabilità per il retail, ma anche l’occasione più concreta per dimostrare quanto la sicurezza intelligente possa fare la differenza”, spiega Nicola Vastola, CEO e co-fondatore di Blindzone. “In questo contesto, ogni aumento percentuale di furti è un indicatore della distanza tra percezione del rischio e capacità di risposta”.
Da un’intuizione alla tecnologia: cos’è e come funziona Blindzone
L’idea di Blindzone nasce da un episodio concreto. Durante le trattative commerciali di un’altra startup del gruppo Zumbat, ChocoZero, Nicola Vastola raccolse più segnalazioni di imprenditori della GDO alle prese con perdite di magazzino “inspiegabili”.
Da lì la decisione di sviluppare un sistema capace di analizzare i flussi video delle telecamere già presenti nei punti vendita, riconoscendo comportamenti anomali come l’occultamento di prodotti, il consumo in corsia, o la manomissione di etichette antitaccheggio.
La fase di addestramento del sistema ha rappresentato una sfida inedita: non esistono database pubblici con esempi di furti reali. Il team ha così scelto un approccio creativo, collaborando con alcuni store per inscenare veri e propri “furti simulati” con attori, creando il primo dataset di riferimento comportamentale.
Nel particolare, Blindzone utilizza la computer vision, cioè una branca dell’intelligenza artificiale che consente ai computer di interpretare immagini e video, per rilevare automaticamente situazioni potenzialmente sospette e inviare una notifica a un operatore umano, che valuta se è il caso di intervenire o meno.
Il punto cruciale su cui si fonda Blindzone è che l’AI non prende mai decisioni autonome, ma filtra il flusso di immagini rilevanti aumentando così la precisione del lavoro umano.
Il risultato? Le oltre 200 GPU avanzate hanno consentito all’AI di Blindzone di registrare: una riduzione del 96,3% del tempo speso dagli operatori davanti ai monitor, un aumento del 734% degli interventi effettivi all’anno e un calo del 40% delle perdite di inventario.
Privacy by design: sicurezza che rispetta le persone
Uno dei tratti distintivi di Blindzone è l’approccio etico alla tecnologia. Le immagini vengono elaborate direttamente nei server del punto vendita, senza trasferimenti esterni, e i volti dei clienti sono automaticamente offuscati. Il sistema è stato progettato seguendo il principio del “privacy by design”, cioè la tutela della riservatezza come elemento strutturale e non accessorio.
“Per noi l’intelligenza artificiale non deve sostituire l’uomo, ma amplificarne l’efficienza”, spiega Nicola Vastola. “Il nostro obiettivo è portare l’AI fuori dai laboratori e dentro i luoghi concreti del lavoro: supermercati, aziende, catene retail. È lì che la tecnologia può fare davvero la differenza e vogliamo farlo da qui, dal Sud, dimostrando che si può competere a livello europeo senza dover emigrare altrove”.
In questa direzione, la startup sta lavorando alla creazione di un Osservatorio Nazionale sulle Perdite di Magazzino, in collaborazione con Excursus group, università e centri di ricerca, per raccogliere e analizzare dati reali sull’evoluzione del fenomeno.
Blindzone
Blindzone è una piattaforma di sicurezza intelligente sviluppata all’interno dell’hub creativo campano Zumbat. Attiva nella grande distribuzione e nel retail, utilizza la computer vision, una tecnologia che consente ai sistemi di analizzare e interpretare immagini, per rilevare comportamenti sospetti in tempo reale, ridurre le perdite di inventario e migliorare la produttività degli operatori, nel pieno rispetto della privacy.
Fondata nel maggio 2025 da Zumbat, è guidata da Nicola Vastola, imprenditore e innovatore seriale, e diretta sul piano tecnologico da Tommaso Berritto, esperto di machine learning e visione artificiale, Blindzone nasce in collaborazione con Excursus Group, società leader in Italia nella corporate intelligence e nella loss prevention, guidata da Giuseppe Strollo.
La piattaforma integra competenze di analisi, sicurezza e human intelligence per trasformare la videosorveglianza in uno strumento di prevenzione proattiva. Oggi impiega dati sintetici generati in 3D per addestrare la propria rete neurale proprietaria, Phuket 2.0, ed è già operativa in tutta Italia, dove elabora circa un terabyte di video ogni ora, e presto sarà disponibile anche sul mercato spagnolo e su quello Arabo.




