Un fatto di cronaca nera quasi dimenticato, sepolto tra le pieghe dell’Ottocento e riemerso solo grazie a un paziente lavoro di ricerca. È la storia di Rosa Bronzo, la donna di Vallo della Lucania accusata nel 1877 di aver ucciso e bruciato nel forno una trentina di neonati. Un episodio atroce, sconvolgente, che lo scrittore ed editore Giuseppe Galzerano racconta nel libro “Rosa Bronzo. L’ammazzabimbi di Vallo della Lucania”, un saggio breve ma approfondito che recupera dalle fonti dell’epoca una vicenda di crudeltà e disperazione che sconvolse l’Italia e la Francia del tempo.
La ricostruzione prende le mosse da un contesto difficile: il Cilento della seconda metà dell’Ottocento, segnato da povertà estrema, maternità fuori dal matrimonio e assenza di strumenti di sostegno sociale. Rosa Bronzo, secondo i giornali dell’epoca, riceveva denaro per portare i neonati alla Casa di Maternità di Salerno. Ma anziché consegnarli alle autorità, li avrebbe uccisi e poi bruciati nel forno di casa.
Un crimine efferato, desunto dalle cronache italiane e francesi che all’epoca gli dedicarono ampio spazio, trasformando il caso di Vallo della Lucania in un fatto di risonanza europea. Tuttavia, nonostante il clamore mediatico, la documentazione giudiziaria — gli atti processuali, le deposizioni, i verbali — è andata perduta o risulta irreperibile.
Nella Prefazione, Galzerano racconta come, agli inizi degli anni ’80, mentre svolgeva ricerche storiche, s’imbatté in una breve notizia sulla vicenda. Da lì iniziò un’indagine che lo condusse a centinaia di articoli di giornale dell’epoca, tra cui quelli del quotidiano napoletano Roma e di altre testate italiane e francesi.
Senza il supporto degli atti processuali — mai reperiti nonostante anni di ricerche — l’autore affida la ricostruzione esclusivamente alle fonti giornalistiche ottocentesche, riportate nel volume integralmente. Sono proprio questi articoli, a volte dettagliati, altre volte contraddittori, a restituire al lettore l’immagine di una vicenda che all’epoca sconvolse l’opinione pubblica.
Il libro segue la vita di Rosa Bronzo dal 1877, anno dell’arresto, fino alla successiva condanna per furto e alla ricostruzione della sua esistenza, il matrimonio, in un contesto sociale segnato da marginalità e miseria. Ne emergono squarci di quotidianità e frammenti di un mondo rurale in cui disperazione, ignoranza e assenza di tutele sociali creavano terreno per tragedie come questa.
L’opera di Galzerano, circa settanta pagine dense di ricostruzioni e articoli d’epoca, restituisce un pezzo di storia collettiva rimosso dalla memoria del territorio.


