Nel Parco Nazionale del Cilento, tra colline morbide e borghi millenari, nasce uno dei prodotti simbolo del territorio: l’olio extravergine di oliva cilentano, frutto di cultivar antiche, metodi di raccolta tradizionali e un microclima che abbraccia mare e montagna. Ma riconoscere un olio EVO di qualità non significa solo apprezzarne il gusto: richiede attenzione, conoscenza e capacità di leggere ciò che il prodotto racconta.
Un patrimonio coltivato da secoli
Le cultivar più diffuse nel Cilento – Rotondella, Frantoio, Leccino, Pisciottana – sono alberi che spesso superano i cento anni. Alcuni, come i monumentali olivi di Pisciotta, raggiungono età plurimillenarie.
Queste piante, insieme alle tecniche di raccolta manuale e alla molitura tempestiva entro 12–24 ore, conferiscono all’olio EVO del Cilento caratteristiche organolettiche uniche, riconosciute anche dal marchio DOP “Colline del Cilento”.
Come si riconosce un olio EVO di qualità?
La prima regola è semplice: l’olio extravergine deve profumare di olive fresche. Un olio privo di difetti si riconosce attraverso tre parametri fondamentali:
1. Fruttato
È il profumo delle olive sane. Nell’olio cilentano può ricordare: foglia di pomodoro, erba appena tagliata, mandorla fresca, carciofo o mela verde. Il fruttato può essere leggero, medio o intenso, ma deve essere sempre pulito e gradevole.
2. Amaro
È una caratteristica positiva, non un difetto. Nasce dai polifenoli, potenti antiossidanti naturali.
Nel Cilento, dove molte olive vengono raccolte al giusto grado di invaiatura, l’amaro è spesso equilibrato e mai invadente, segno di maturazione corretta.
3. Piccante
Quella sensazione leggermente pungente sulla gola è un altro indice di qualità.
Il piccante segnala freschezza, ricchezza di polifenoli e corretta lavorazione. Negli oli cilentani è generalmente armonico, con un retrogusto che pulisce il palato senza “bruciare”.
Difetti da evitare
Un olio che presenta odori di muffa, umidità, rancido o riscaldo non è extravergine.
Nel Cilento, grazie a tecniche sempre più raffinate e frantoi moderni, questi difetti sono ormai rari, ma il consumatore deve essere in grado di riconoscerli per scegliere consapevolmente.
L’importanza dell’etichetta
Per orientarsi all’acquisto, l’etichetta è un alleato prezioso.
Un buon olio cilentano dovrebbe riportare:
- annata di produzione
- zona di origine (meglio se DOP)
- metodo di estrazione (a freddo)
- cultivar utilizzate
- frantoio e azienda agricola produttrice
La frase “olio comunitario” indica una miscela di oli esteri: nulla a che vedere con la qualità territoriale cilentana.
Il Cilento e la cultura dell’olio
L’olio EVO non è solo un prodotto agricolo: è un pilastro della Dieta Mediterranea, riconosciuta dall’UNESCO anche grazie al contributo delle comunità cilentane.
Nelle cucine del territorio – da Pollica a Morigerati, da Caselle in Pittari a Vallo della Lucania – l’olio extravergine è protagonista di piatti semplici e nutriti: verdure spontanee, alici di menaica, pane cafone tostato, legumi e zuppe contadine.
Un futuro tra tradizione e innovazione
Oggi molte aziende cilentane investono in: raccolta anticipata per aumentare i polifenoli, frangiture all’avanguardia, degustazioni in frantoio e oleoturismo, packaging sostenibile e trasparente
Il risultato è un olio EVO che unisce identità territoriale, qualità certificata e una crescente consapevolezza ambientale.




