«Mi fidavo di quelle persone. Raccontai tutto, anche la convocazione dei carabinieri». Con voce ferma ma provata, Ciro Di Pascale Capezzuti ha ripercorso davanti alla Corte di assise di Salerno gli ultimi anni di vita della figlia Marzia, la 29enne scomparsa tra il 7 e l’8 marzo 2022 e ritrovata senza vita, mesi dopo, in un casolare abbandonato. Sul banco degli imputati ci sono Barbara Vacchiano e Damiano Noschese, accusati dell’omicidio.
Il padre ha ricostruito ai giudici un rapporto segnato da difficoltà e fragilità: Marzia soffriva di un disturbo cognitivo che, negli anni, aveva richiesto il supporto di diverse strutture specializzate. «Era una ragazza dolcissima, si fidava di tutti, ma aveva momenti in cui diventava irascibile. Non era semplice seguirla». Complicazioni che si intrecciavano anche alla separazione dei genitori e alla fatica di trovare un equilibrio familiare stabile.
Dopo aver lasciato una comunità al compimento dei 18 anni, Marzia aveva trascorso un periodo con il padre ma, dopo una lite nel 2014, si era allontanata. «Per due anni non ho saputo più nulla», ha ammesso. La svolta arrivò con una segnalazione alla trasmissione Chi l’ha visto: la giovane fu rintracciata a Pontecagnano, dove viveva con un uomo conosciuto da poco. «Ci raggiunse persino a Milano per presentarcelo. Poi aprì un conto corrente e tornò al Sud. Oggi mi rendo conto che avrei dovuto preoccuparmi di più».
Nel tempo, Marzia disse alla famiglia di aver trovato accoglienza presso i Vacchiano. «Mi parlava di una famiglia che la trattava bene. Scoprii che aveva una relazione con il fratello di Barbara». Ma già al primo incontro qualcosa non aveva convinto il padre: «Era molto più grande di lei. Non mi sembrava una relazione equilibrata. Però Barbara, al telefono, si mostrava sempre gentile e disponibile».
Nell’estate del 2021 arrivò un campanello d’allarme: Marzia non riusciva più a prelevare la pensione d’invalidità. «Pensai fosse un problema bancario. Fu Barbara a dirmi che mia figlia era incinta e che viveva con un certo Peppe». Poco dopo, gli stessi Vacchiano comunicarono l’apertura di un nuovo conto postale per far confluire la pensione della ragazza.
Da settembre di quello stesso anno, però, il contatto con Marzia si interruppe del tutto. «Ogni volta che chiamavo, mi dicevano che se n’era andata. Lei non aveva nemmeno un telefono, nonostante le avessi detto più volte di comprarne uno. Non sono più riuscito a parlarle».
Il padre ha ricordato infine il giorno in cui ha letto, per la prima volta, la comunicazione della procura con le accuse di occultamento di cadavere e maltrattamenti: «Mi è crollato il mondo addosso».
Una testimonianza lunga, sofferta, che ha aggiunto un nuovo tassello al processo sulla morte della giovane donna, una vicenda ancora avvolta da molti interrogativi e al centro di un dibattito doloroso su fragilità personali e responsabilità familiari e sociali.


