Palinuro, all’Antiquarium il teatro incanta con la discesa negli Inferi di Enea
| di Dario Marrazzo
Ieri sera, nell’incantevole cornice dell’Antiquarium di Palinuro, l’attore e regista Matteo Belli ha incantato il pubblico con un’intensa interpretazione del sesto libro dell’Eneide, quello in cui Virgilio narra il viaggio di Enea nel regno dei morti. La sua recitazione ha esaltato la musicalità e la malinconia dei versi, rendendone l’emozione quasi palpabile.
Ha aperto la serata con una breve introduzione al poema Antonella Prenner dell’Università di Cassino e del Lazio meridionale. Subito dopo, lo spettacolo vero e proprio, in cui la presenza scenica e la voce dell’attore sono stati protagonisti assoluti. Le musiche di Paolo Vivaldi – pianoforte, violino e violoncello – ne hanno accompagnato la discesa nell’oltretomba.
Qui, in questo cupo aldilà pagano molto simile all’Inferno dantesco (non a caso la guida di Dante laggiù è proprio Virgilio), avviene l’incontro tra Enea e l’ombra di Palinuro, lo sfortunato timoniere di cui l’eroe aveva pianto la scomparsa in mare. È un destino crudele, quello di Palinuro. Ingannato dal dio Sonno, cade in mare trascinandosi dietro il timone. Quando finalmente, dopo giorni in balia delle onde, riesce a raggiungere la costa dell’Italia, viene scambiato per una preda e ucciso dagli indigeni del luogo in cui approda, “gente feroce”. La mancanza di una degna sepoltura lo costringe a errare in un limbo buio senza poter attraversare l’Acheronte. “Gettami addosso terra”, supplica rivolto a Enea, “sì che almeno da morto riposi in un luogo di pace.” La Sibilla cumana, guida di Enea, profetizza che i suoi stessi assassini, “sconvolti da segni celesti”, daranno pace alle sue ossa erigendogli un tumulo. “E in eterno quel luogo avrà il nome di Palinuro.”
Qualche millennio dopo, lungo la costa selvaggia di Palinuro sembra ancora riecheggiare il lamento del nocchiero sventurato. E proprio lì, sullo sfondo del promontorio, il teatro gli restituisce una voce.






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