«Parlamentari campani, difendete i punti nascita»: la lettera dei comitati di Sessa, Piedimonte e Sapri

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«Parlamentari campani, difendete i punti nascita»: la lettera dei comitati di Sessa, Piedimonte e Sapri

Una lettera aperta ai parlamentari campani, al presidente della Regione e ai direttori generali delle Asl di Caserta e Salerno per dire no alla chiusura dei punti nascita di Sessa Aurunca, Piedimonte Matese e Sapri. A firmarla i comitati civici dei tre territori, che denunciano come la delibera regionale n.418 del 23 giugno 2025 – con cui si applica l’Accordo Stato-Regioni del 2010 fissando a 500 parti annui la soglia minima per mantenere un reparto – rischi di privare intere comunità di un servizio essenziale.

Secondo i cittadini, i tre territori rientrano a pieno titolo nelle cosiddette “aree disagiate”, dove distanze chilometriche, strade difficili e tempi di percorrenza elevati rendono rischiosa la chiusura dei reparti. La stessa Regione, con la legge 11 del 22 luglio 2025, ha riconosciuto questi comuni come zone svantaggiate dal punto di vista sanitario.

I comitati ricordano inoltre che altri punti nascita pubblici sub standard restano aperti grazie a deroghe annuali, mentre in questi casi “la deroga non solo è possibile, ma doverosa”. La battaglia si concentra anche sul rapporto con le cliniche private: le convenzioni attuali – spiegano – avrebbero sottratto utenza agli ospedali pubblici, contribuendo al calo dei parti e mettendo a rischio la sostenibilità delle strutture. Da qui la richiesta di una rimodulazione dei contratti, per riequilibrare l’offerta sanitaria e consentire agli ospedali pubblici di tornare sopra la soglia dei 500 parti.

I cittadini chiedono ora un incontro urgente al Ministero della Salute, primo passo per ottenere la deroga ministeriale alla chiusura dei reparti. Intanto la mobilitazione cresce: migliaia di persone hanno già manifestato nelle piazze di Sessa, Piedimonte e Sapri.

“Non chiediamo privilegi – scrivono i comitati – ma diritti. Difendiamo la salute materno-neonatale, un principio garantito dalla Costituzione. È tempo che Stato e Regione si assumano le proprie responsabilità”.

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